IL CASO
ROMA Dopo aver commesso la strage, quella in cui morirono nel 2010 otto

Venerdì 17 Settembre 2021
IL CASO
ROMA Dopo aver commesso la strage, quella in cui morirono nel 2010 otto ciclisti falciati dalla sua auto, pareva si fosse pentito: «Perché non sono morto anch'io?» lo sentì piangere qualcuno. Undici anni dopo, Chafik Elketani, 34 anni, marocchino, ha provocato un altro incidente, il 6 settembre, in cui è morto un suo connazionale, Fennane Noureddine, 31 anni. Per questo Elketani è stato arrestato con l'accusa di omicidio stradale. Nel tremendo impatto, in cui non sono state coinvolte altre vetture, è morto il suo amico Fennane, che viaggiava nell'auto condotta da Elketani.
Il 34enne, per la strage che provocò, sia pure in modo colposo, nel 2010, fu arrestato e scontò una condanna ad otto anni. Il fatto è che, quando è tornato in libertà, gli è stata restituita la patente. Una circostanza, per molti, estremamente grave. Di fatto Elketani è stato nuovamente arrestato in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Catanzaro su richiesta della Procura della Repubblica. Tra l'altro, dagli accertamenti eseguiti dalla polizia, è emerso che Elketani, nel momento dell'incidente del 6 settembre, era sotto l'effetto di droga e viaggiava ad una velocità superiore al limite consentito. Circostanze che hanno aggravato la sua posizione. L'uomo è stato individuato nell'ospedale Sant'Orsola di Bologna, dove si trovava ricoverato per le conseguenze dell'incidente. In un primo tempo Elketani era stato ricoverato nell'ospedale di Catanzaro, che aveva lasciato, contro il parere dei medici, intuendo probabilmente che la situazione per lui, se fosse rimasto in Calabria, poteva mettersi male. Ma la fuga in Emilia Romagna, di fatto, non gli è servita a nulla.
R.I.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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