IL CASO
ROMA Ci sono tre grandi Regioni - Veneto, Lazio e Lombardia - che si

Martedì 30 Novembre 2021
IL CASO
ROMA Ci sono tre grandi Regioni - Veneto, Lazio e Lombardia - che si avviano verso un Natale in fascia gialla. Non è nulla di traumatico perché le limitazioni si riassumono nell'obbligo di mascherina all'aperto, ma è comunque un sonoro campanello di allarme, perché l'inverno sarà ancora lungo e non sappiamo se l'incremento dei casi proseguirà fino a marzo e aprile. Nel frattempo il commissario Francesco Figliuolo scrive alle Regioni e chiede di accelerare sulle vaccinazioni, terze dosi comprese. Indica dei target giornalieri per dicembre che oscillano tra le 300mila e le 450mila iniezioni su base nazionale.
Ma perché si avrà un Natale colorato di giallo? Alcuni dati per comprendere la situazione. Confrontiamo la situazione dei ricoveri per Covid di un mese fa con quella di oggi. 29 ottobre: Lazio 48 pazienti in terapia intensiva e 370 in area medica; Veneto 30 e 166; Lombardia 46 e 297. 29 novembre: Lazio 97 pazienti in terapia intensiva e 735 in area medica; Veneto 88 e 467; Lombardia 99 e 817. In sintesi significa che in un mese i ricoveri quasi triplicati in Veneto e più o meno raddoppiati nel Lazio e in Lombardia. Visto che ciò che conta per l'indicazione dei colori è l'andamento dei ricoveri, questo ritmo di crescita, in assenza di misure di contenimento, porterà nel giro di due o tre settimane al cambio di colore. Quando l'incidenza è sopra i 50 casi ogni centomila abitanti, decisive sono le percentuali di occupazione dei letti che devono essere contemporaneamente sopra il 10 per cento in terapia intensiva e al 15 in area medica (non basta un solo valore oltre il limite). Oggi, secondo i dati di Agenas, il Lazio è rispettivamente al 10 e all'11 per cento, il Veneto all'8 per cento in entrambi i valori, la Lombardia al 6 e al 12. Secondo il matematico del Cnr, il professor Giovanni Sebastiani, «il fatto che entrambi i valori devono superare i limiti, fa pensare che il passaggio di colore non avverrà prima di tre settimane». Dunque, proprio a ridosso del Natale. Ad oggi la crescita generale del numero dei casi positivi è costante, si aggira ogni settimana attorno al 20-30 per cento. Non si vedono accelerazioni, ma neppure decelerazioni. «Si vede però - racconta Sebastiani - come l'onda si stia spostando da est scendendo lungo la costa adriatica, ma anche a Bolzano, che confina con l'Austria. Se si guarda l'incidenza provincia per provincia è tutto molto chiaro: Trieste, la più a est, ha il dato più alto, a 657 casi ogni centomila abitanti su base settimanale; segue appunto Bolzano con 515. Poi ci sono Gorizia, Forlì-Cesena, Rimini, Treviso, Padova, Venezia, Vicenza. Tutte ad est. Dati alti anche ad Aosta e Imperia, sempre al confine».
LA SITUAZIONE
Oggi in giallo c'è già il Friuli-Venezia Giulia, che ha pagato la vicinanza con la Slovenia ma anche la follia delle manifestazioni no vax; possibile il passaggio nella stessa fascia di colore già con il report di venerdì della Provincia autonoma di Bolzano (terapie intensive al 10 per cento, aree mediche al 18).
Luca Zaia, governatore del Veneto, è preoccupato: «Potremmo rischiare di passare in zona gialla e dobbiamo tutti essere più prudenti». Ma secondo Sebastiani «il passaggio in giallo del Veneto, sulla base dei numeri, non può essere immediato». Nel Lazio l'assessore alla Salute, Alessio D'Amato, è prudente: «Il passaggio in giallo prima di Natale non si può escludere, però va anche detto che il nostro Rt è in calo».
Sotto osservazione: le Marche con le terapie intensive al 10 per cento ma le aree mediche in sicurezza all'8; la Valle d'Aosta, dove i pazienti in terapia intensiva sono ancora pochi, ma i posti in area medica sono occupati al 18 per cento; la Liguria con le terapie intensive al 10 per cento, ma le aree mediche all'8. Emilia-Romagna e Campania hanno per ora valori più lontani dal giallo. Ma si rischia anche un Natale in arancione? Per ora no, visto che nessuna Regione sembra vicina ai limiti più severi dell'occupazione al 20 per cento in terapia intensiva e del 30 in area medica, ma molto dipenderà dal senso di responsabilità di ogni cittadino e dall'efficacia dei controlli.
IN PRONTO SOCCORSO
C'è un altro valore che aiuta a comprendere l'andamento dell'epidemia: i pazienti che vanno in pronto soccorso con i sintomi del Covid. L'Agenas (agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) elabora questo dato. Emerge, che in Friuli-Venezia Giulia il 12,3 per cento di chi va in pronto soccorso è un possibile caso Covid, in Veneto addirittura il 33,6, in Lombardia il 5,8, nel Lazio il 2,5. Tra le altre regioni l'Abruzzo è al 4,25 per cento di sospetti casi Covid sul totale degli accessi in pronto soccorso, l'Umbria al 2,2, le Marche al 10, la Campania all'11. Infine, sempre per avere ben chiaro che rispetto a un anno fa stiamo vivendo giorni meno drammatici: oggi i ricoverati per Covid sono 5.804 (ieri accelerazione con altri 202 letti occupati), il 29 novembre del 2020 erano 36.632, il 600 per cento in più.
Mauro Evangelisti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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