IL CASO
ROMA Amici veri. Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell'Interno,

Giovedì 18 Ottobre 2018
IL CASO
ROMA Amici veri. Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell'Interno, sbarca a Mosca all'Hotel Lotte e partecipa all'Assemblea generale di Confindustria Russia. Un bagno di folla tra gli imprenditori italiani che operano in Russia, tra selfie e regali, dalla mortadella al parmigiano invecchiato 40 mesi, al grido di «basta sanzioni». «Io qua mi sento a casa mia, in alcuni paesi europei no», attacca. Del resto, lo stesso premier Conte sarà al Cremlino la prossima settimana per un bilaterale con Vladimir Putin. Davanti a imprenditori e giornalisti, gioca sul pendolo che oscilla fra la Russia amica strategica, contro le sanzioni che ci hanno fatto perdere 20 miliardi in 5 anni, e l'attesa delle elezioni europee di maggio: «La metà di quelli che oggi parlano a sproposito nell'UE l'anno prossimo cambieranno residenza e mestiere, portiamo pazienza», dice riferendosi agli Oettinger e Schulz.
DIFESA A TUTTO CAMPO
Interviene il vice-ministro degli Esteri russo, Alexander Grushko («Non vogliamo spaccare l'Europa, ma la vogliamo forte nella difesa dei propri interessi, non di quelli imposti da fuori»). In platea il vicepremier Dmitry Kozak. Nelle parole di Salvini la difesa a tutto campo della Russia e della necessità del dialogo con Italia e Europa. L'embargo? «Vengo qui gratis dice perché penso che le sanzioni siano una follia economica, sociale e culturale, un'assurdità che va fermata, cercheremo di farlo capire a tutti i nostri interlocutori internazionali». Un'assurdità che ha ragioni economiche, «non c'entra con i diritti». E che avvantaggia i competitor francesi e tedeschi, mentre penalizza fortemente l'imprenditoria italiana nella Federazione.
Sul ricorso all'arma del veto in Europa, però, Salvini si fa cauto. «E' un jolly che ci possiamo giocare una volta sola», spiega, e i temi sono tanti: dal bilancio alla manovra ai migranti. «Contiamo che a Bruxelles siano abbastanza intelligenti da capire che hanno esagerato e che fra Ue, Italia e Russia bisogna tornare ad avere buoni rapporti».
SPIE E VELENI
La fiducia in Mosca non si scalfisce neppure di fronte ai sospetti di spie russe attive col veleno in Gran Bretagna. Salvini parla di «improbabile veleno usato da una improbabile spia russa, narrazione in cui c'è qualcosa che non mi convince». E afferma di non credere a «ingerenze straniere nelle elezioni, a questo esercito di hacker russi in servizio h24 per influenzare i cervelli di inglesi, italiani, tedeschi». La visita nasce da un invito degli imprenditori italiani in Russia, ma cade in un momento topico dell'offensiva diplomatica e politica di Salvini. Una sfida globale. L'Italia non può da sola abolire le sanzioni alla Russia per la lealtà che deve da un lato All'Unione, dall'altro alla Nato. Dice Salvini di avere incontrato più volte, nelle ultime settimane, l'ambasciatore americano in Italia, Lewis Rosenberg. «È il primo ambasciatore che ho incontrato come ministro. Lui conosce la mia posizione e io la sua, e c'è tra noi un buon rapporto».
Un rapporto che passa anche attraverso la richiesta americana (in particolare di Trump) di portare la spesa per la difesa al 2% del Pil, mentre in Italia si discute, non per iniziativa della Lega ma dei 5Stelle, di ridurla. Quella di Salvini è una delicata operazione diplomatica, quasi acrobatica, che parte dalla constatazione di una sintonia nazionalista con Putin da un lato, Trump dall'altro. E che si inserisce nel desiderio non troppo nascosto del presidente Usa di ricucire i rapporti con Mosca, consapevole di non poter essere al tempo stesso avversario della Russia e della Cina (con cui ha avviato una dura guerra commerciale). Salvini è là, nel mezzo, che gioca. Si smarca da Bruxelles. Ma soprattutto da Parigi e Berlino. E cerca alleati all'Est, lavorando per un asse diretto con Washington da un lato, Mosca dall'altro. Un gioco difficile, però. Al quale si aggiunge la difesa degli interessi imprenditoriali italiani, colpiti pesantemente dalle sanzioni, intanto attraverso il fondo per le Pmi che lavorano con Mosca.
Tutelare gli interessi del proprio Paese «non è di destra o sinistra», avverte Salvini. E a una domanda su Steve Bannon, l'americano che col suo The Movement sostiene la causa sovran-populista, Salvini si fa agro. «Per il futuro dell'Italia e dell'Europa sono perfettamente in grado di decidere italiani e europei. Non abbiamo bisogno di padrini o padroni». Certo, «se qualcuno cercherà di portare inimicizia tra Italia e Russia avrà in me e nel governo italiano il maggior avversario, costi quel che costi», conclude. E annuncia che entro dicembre-inizio 2019, andrà a Washington: «Il prima possibile». Da Putin a Trump. I nuovi amici.
Marco Ventura
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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