IL CASO
PADOVA Un dolce da 40 mila euro. Uno strudel cotto a 200 gradi nel forno

Sabato 20 Aprile 2019
IL CASO
PADOVA Un dolce da 40 mila euro. Uno strudel cotto a 200 gradi nel forno di casa, diventato cassaforte di bigliettoni mai dichiarati al fisco. Così è andato in fumo una parte del tesoro in nero di Alberto Vazzoler, l'ex dentista di 52 anni di San Donà di Piave, a processo a Padova per rispondere del reato di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro sporco.
IN CUCINA
In aula, ieri mattina davanti ai giudici del Tribunale collegiale, ha testimoniato il tenente colonnello della Finanza Vittorio Palmese, titolare delle indagini insieme al pubblico ministero Roberto D'Angelo, e ha portato alla luce l'episodio inedito. Era l'ottobre del 2016 quando Silvia Moro (ancora indagata), la trevigiana compagna di Vazzoler, ha spedito un messaggino Whatsapp alla sorella. «Ho fatto una cavolata, ho messo a cucinare lo strudel in forno dove erano nascosti 40 mila euro». E l'incidente domestico sembra avere turbato il finanziere veneziano, che da quanto si apprende da un'intercettazione ambientale del 2 novembre dello stesso anno nella sua Porsche insieme alla sua donna, dopo le banconote ridotte in cenere ha espresso tutta l'intenzione di cambiare strategia. «Ho paura ad avere tanto denaro liquido, adesso basta. Non voglio fare la fine di Fabrizio Corona quando gli hanno trovato nascosti in un controsoffito di casa 500 mila euro». Insomma, Vazzoler con lo strudel è rimasto scottato.
LE INTERCETTAZIONI
Ma ieri in aula sono uscite altre intercettazione, dove l'ex dentista sembra mostrare sicurezza e una certa dose di arroganza. «...Io il grano me lo sono fatto e non mi possono più toccare. A livello civile poi non mi succede nulla. Faccio a tutti una bella pernacchia...» sussurra alla sua compagna sempre al volante della sua Porsche. In un'altra intercettazione Vazzoler, ancora a Silvia Moro, racconta della Procura di Busto Arsizio. «Là sono cattivi, perchè vogliono imitare la Procura di Milano. Bisogna stare attenti. E poi ho rischiato di essere arrestato a Lugano e a Padova, ma mi sono sempre difeso con intelligenza». L'udienza è proseguita con la ricostruzione, secondo l'accusa, del sistema di riciclaggio ideato dal finanziere agli arresti domiciliari a casa dei genitori a Musile di Piave. Alberto Vazzoler e i suoi complici, facevano partire bonifici dalle banche svizzere verso società fittizie nella Repubblica Ceca e Slovacca, per l'acquisto di lingotti d'oro. Poi altri bonifici venivano inviati a società con sede a Dubai. E Qui Elena Manganelli Di Rienzo, la padovana ex amante del 52enne, riscuoteva in contanti il denaro e lo spediva di nuovo in Svizzera, a disposizione dei clienti dell'organizzazione. Vazzoler e i suoi trattenevano una percentuale tra il 5 e il 10 per cento. Avrebbero bonificato almeno 46 milioni di euro. I loro affari si sono impennati nel 2015 dopo la firma del protocollo d'intesa fra Italia e Svizzera che ha fatto cadere il segreto bancario.
LA LISTA
Durante il processo è venuto a galla anche il nome di uno degli imprenditori clienti dell'ex dentista. È un uomo d'affari spagnolo, al momento non indagato, che avrebbe chiesto a Vazzoler di lavare 26 milioni di euro. Altri clienti sono un paio di industriali milanesi e uno siciliano. L'udienza di ieri è terminata con un simpatico siparietto tra l'imputato e gli inquirenti. Il finanziere-riciclatore al tenente colonnello delle Fiamme gialle ha detto: «Buona Pasqua, ma le servirebbero delle vitamine». E il pubblico ministero ha risposto: «Eh lei non ha capito che deve stare fermo, se no a noi tocca lavorare. Buona Pasqua anche a lei».
Marco Aldighieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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