IL CASO
PADOVA Prima di prendere una posizione ufficiale il vescovo di Padova

Giovedì 16 Gennaio 2020
IL CASO
PADOVA Prima di prendere una posizione ufficiale il vescovo di Padova ha aspettato più di 24 ore. Forse per far sbollire la rabbia, forse per soppesare ogni parola. Troppo gravi, per il numero uno della Chiesa padovana, le dichiarazioni rilasciate lunedì dal parroco dimissionario di San Lorenzo di Albignasego. «La Curia mi mette sotto processo canonico perché avrei violato l'obbligo del celibato? Io sono pronto a dare i nomi e le prove di preti pedofili, preti gay e preti che hanno fatto abortire le donne e che ora guidano grosse parrocchie della nostra Diocesi». Parole pesanti come macigni. Parole a cui ieri sera è arrivata una risposta altrettanto dura. «Si prende le responsabilità di ciò che ha detto. Se ha le prove, me ne dia conto e si rivolga anche alla Procura» è il succo del messaggio diffuso alle 19.20 da monsignor Claudio Cipolla.
LA NOTA
«In riferimento alle presunte accuse di pedofilia rivolte dal presbitero don Marino Ruggero, a mezzo stampa, a sacerdoti della Diocesi di Padova - si legge - il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, ha invitato don Marino Ruggero a dargli conto delle accuse da lui mosse affinché possa vagliarne l'attendibilità e valutare le successive azioni di sua competenza. Il vescovo al contempo ha richiamato il presbitero alle responsabilità che si è assunto con le sue dichiarazioni e all'opportunità di rivolgersi alla Procura della Repubblica se effettivamente è in possesso di prove».
Ma c'è di più, perché la Diocesi di Padova chiude la propria nota rincarando la dose. «Il vescovo ritiene inoltre che le generiche e pubbliche dichiarazioni di don Marino Ruggero, oltre a essere altamente lesive della reputazione della Chiesa di Padova, distraggono l'attenzione dai fatti che lo riguardano e li amplificano. Infine - prosegue il comunicato - auspica che la discussione del procedimento canonico che riguarda don Ruggero torni nell'unico luogo deputato: il tribunale ecclesiastico diocesano sul cui lavoro il vescovo ripone piena fiducia».
LO SCONTRO
Una presa di posizione molto netta, quindi, che potrebbe portare all'avvio di un'inchiesta penale (nel caso in cui don Marino si presentasse effettivamente a testimoniare in Procura) e che sicuramente deteriora ancor di più i rapporti già di certo non idilliaci tra il cinquantaquattrenne sacerdote padovano e i vertici della Curia. «Le mie non sono accuse generiche e tanto meno distraggono - ribatte il diretto interessato -. Chiarirò con vescovo e magistrato e se sarò chiamato mi presenterò senza problemi in Procura».
LE DIMISSIONI
Il prete si è dimesso il 2 gennaio in accordo col vescovo dalla piccola parrocchia di San Lorenzo di Albignasego (secondo comune più popoloso della provincia di Padova). «Alla luce di precise accuse avvalorate da prove, gli vengono contestati comportamenti non consoni allo stato clericale, inerenti agli impegni derivanti dall'obbligo del celibato per i preti» aveva spiegato la Curia. Don Marino avrebbe dunque avuto relazioni femminili non concesse in ambito ecclesiastico. Relazioni, però, che lui pubblicamente continua a negare. Lo stesso sacerdote aveva provocato diversi mal di pancia tra i suoi superiori anche negli anni passati, fin da quando da parroco di Teolo si presentò ad un provino per il Grande Fratello. Sono invece degli ultimi mesi le prese di posizione contro il «problema dei Rom» e a favore della legittima difesa. Intanto la piccola comunità di San Lorenzo è falcidiata da una faida intestina: due anni fa, arrivato da pochi mesi, don Marino denunciò infatti ai carabinieri la sparizione dei registri decennali coi rendiconti economici della parrocchia. «Volevo più trasparenza e ho dato fastidio a qualcuno» ha raccontato martedì al Gazzettino. La sua ultima bordata. Forse.
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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