IL CASO
MILANO Era il 19 febbraio 2020 e l'Atalanta dominava il Valencia negli

Giovedì 25 Febbraio 2021
IL CASO
MILANO Era il 19 febbraio 2020 e l'Atalanta dominava il Valencia negli ottavi di Champions. L'entusiasmo dei tifosi bergamaschi, al Meazza di Milano, era alle stelle e altrettanto, si è accertato dopo, la diffusione del virus. È passato un anno, stessa scena. Con l'aggravante che in mezzo ci sono stati 6.000 morti in due mesi in provincia di Bergamo, le bare portate via dai camion dell'esercito e un'inchiesta della Procura. Alle cinque di ieri pomeriggio, a quattro ore dall'inizio della partita di Champions contro il Real Madrid, nei pressi dello stadio si sono radunati circa 200 tifosi dell'Atalanta per una manifestazione non autorizzata. E questo nonostante gli appelli a essere «vicini alla squadra ma davanti alla televisione» lanciati dal direttore dell'Agenzia per la tutela della salute della città, Massimo Giupponi.
BOMBA EPIDEMIOLOGICA
I sostenitori nerazzurri, tra cori, bandiere e striscioni, si sono concentrati al Baretto di viale Giulio Cesare, di fronte alla tribuna Rinascimento, abituale luogo di ritrovo della tifoseria organizzata, anche dopo che la società nel primo pomeriggio ha esortato alla calma: «Atalanta-Real Madrid: questa sera seguiamo la nostra squadra del cuore da casa, per proteggere noi e gli altri dal contagio del Covid-19 e della sue varianti». Il raduno è stato innescato da un tamtam della vigilia sui gruppi whatsapp ed è il secondo in epoca di restrizioni anti Covid dopo quello a Zingonia il 10 febbraio scorso, alla partenza del pullman sociale verso lo stadio prima della semifinale di ritorno di Coppa Italia con il Napoli. Adesso si replica, con due ali di folla che accolgono l'Atalanta al suo arrivo al Gewiss stadium, fumogeni e petardi compresi. Senza distanziamento, naturalmente, e non tutti con le mascherine. Eppure, tra gli accertamenti svolti dalla Procura di Bergamo che indaga sulle eventuali responsabilità sulla strage causata in provincia di Bergamo dal coronavirus, c'è la partita fotocopia di un anno fa. «Una bomba epidemiologica», l'hanno definita i virologi.
Claudia Guasco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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