IL CASO
Igrazio Visco prova a smarcarsi dall'assedio di Matteo Renzi e si gioca

Giovedì 19 Ottobre 2017
IL CASO Igrazio Visco prova a smarcarsi dall'assedio di Matteo Renzi e si gioca
IL CASO
Igrazio Visco prova a smarcarsi dall'assedio di Matteo Renzi e si gioca la riconferma decidendo di raccontare la sua verità alla commissione d'inchiesta sulle crisi bancarie.
Lo scontro politico sul suo rinnovo infuria ancora ma il governatore della Banca d'Italia si prepara alla controffensiva dopo la mozione di sfiducia del Pd. Visco nel pomeriggio di ieri ha incontrato il presidente della Commissione, Pierferdinando Casini, e i due vice, Renato Brunetta (Fi) e Mauro Marino (Pd). Un'ora di colloquio a sorpresa «in spirito di collaborazione istituzionale» nella quale ha fornito alla Commissione «l'elenco dei documenti richiesti» che arriveranno «non appena ultimata la classificazione di segretezza in corso da parte degli uffici della Banca d'Italia». Soddisfatto Brunetta: «Grande senso dello Stato». Sferzanti i 5Stelle: incontro «irrituale e gravissimo». In mattinata il governatore, fuori programma, si era recato a un evento in memoria dell'economista Federico Caffè, maestro di Visco e del presidente Bce Mario Draghi. All'evento una lunga stretta di mano con il ministro Padoan sembra aver sancito, anche plasticamente, il supporto del governo Gentiloni e del Quirinale.
MANDATO IN SCADENZA
Prima del governatore, il cui mandato scade il 31 ottobre, davanti alla Commissione dovrà essere ascoltato il capo della vigilanza di Via Nazionale, Carmelo Barbagallo. Si parla già della settimana prossima. A Via Nazionale si guarderebbe quasi con sollievo all'audizione. Una buona parte delle inchieste della magistratura, si spiega, scaturisce proprio dalle ispezioni di Bankitalia ma queste erano appunto non diffondibili. Ieri nella sua audizione davanti alla Commissione il procuratore capo di Milano e grande esperto di reati finanziari Francesco Greco però è stato lapidario: sui controlli «c'è stato uno scaricabarile. Della riforma delle autorità di vigilanza si parla da molto tempo: bisogna decidere chi deve fare certe cose e chi no, perché c'è anche un accavallamento con la Bce. Il sistema non è chiaro, è difficile districarsi». Il magistrato milanese ha ricordato «la debolezza della governance, lignavia degli organi di gestione e controllo, il potere assoluto degli Ad o di capi azienda non meglio specificati nella governance, tipo ex autisti o faccendieri amministratori di fatto delle banche». Altro problema è stata nei casi di crisi «la lentezza della vigilanza con scarsi poteri investigativi e sanzionatori». Non è mancato un accenno al crac di Popolare Vicenza e Veneto Banca e ai finanziamenti baciati: i risparmiatori delle banche venete colpiti dalla liquidazione dei loro istituti «si lamentino con chi non ha approvato norme serie sul conflitto d'interesse in banca. Attualmente sono reati bagatellari a querela di parte sui quali le Procure non possono concentrare i loro sforzi».
Nel frattempo negli ambienti finanziari c'è preoccupazione per eventuali ripercussioni sulla credibilità dell'Italia e delle autorità. Un quadro reso più complicato dalla partita aperta sulle nuove regole sulle sofferenze della Bce. Gian Maria Gros Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo (l'istituto che ha rilevato le due banche venete in fallimento grazie anche all'aiuto statale), ha auspicato comunque come la commissione di inchiesta debba fare piena luce. L'avvocato Andrea Arman del coordinamento Don Torta non fa sconti: «Di certo nessuno può negare che vi sia responsabilità da parte di Bankitalia. Allora cominciamo a far pagare le colpe a chi ce l'ha». Arman, ricorda che «Bankitalia matura utili ogni anno. Risarcisca allora per il danno che ha causato». Franco Conte del Codacons Veneto: «Il ricambio alla guida di Bankitalia, in discontinuità con Visto, è una buona notizia. Un nuovo regista sarà la garanzia per rileggere gli eventi degli ultimi anni senza conflitto di interessi e un segnale per ridare fiducia ai risparmiatori».
Maurizio Crema
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