IL CASO
BELLUNO Un primario e due dirigenti medici. Spuntano tre nomi importanti

Domenica 16 Maggio 2021
IL CASO BELLUNO Un primario e due dirigenti medici. Spuntano tre nomi importanti
IL CASO
BELLUNO Un primario e due dirigenti medici. Spuntano tre nomi importanti dal secondo ricorso no-vaxin provincia di Belluno, quello presentato da 62 dipendenti dell'Ulss Dolomiti e di quattro case di riposo del territorio. In cima alla lista dei ricorrenti c'è Sergio Bissoli, primario di Medicina nucleare al San Martino di Belluno. Subito dopo compaiono i nomi di Federica Zanatta, medico in Cure palliative (distretto di Feltre), e del dottor Cosimo Damiano Smiraglia, che ha un incarico dirigenziale di alta specializzazione in Psichiatria a Feltre. Medici, quindi persone che hanno gli strumenti culturali necessari per valutare l'efficacia della vaccinazione e rifiutano di sottoporsi alla profilassi.
LA DECISIONE
Nessuno di loro ha patologie per cui il vaccino è sconsigliato. Si legge nella premessa del ricorso: I ricorrenti svolgono il loro servizio con mansioni di medico, infermiere e di operatore socio sanitario ed hanno tutti scelto di rifiutare la somministrazione del vaccino Pfizer-BioNTech covid-19, facoltà di scelta fra l'altro implicita nella richiesta di sottoscrivere un consenso informato. E più avanti: Non hanno intenzione di vaccinarsi nemmeno nel prossimo futuro, fermo restando che non è dato sapere quale vaccino verrà loro offerto nel periodo post decreto. Quella di non vaccinarsi è una scelta dettata da convinzioni personali che rischiano ora di mettere in discussione il loro ruolo di medici. Se infatti rimarranno fermi su questa posizione intento già dichiarato nel ricorso l'Ulss Dolomiti dovrà sospenderli dal servizio fino al 31 dicembre. E avvisare l'Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri a cui sono iscritti, che potrebbe avviare provvedimenti disciplinari (tra cui la sospensione dall'albo).
LE REAZIONI
La notizia dei tre medici bellunesi contrari al vaccino anti-covid ha gelato il mondo della sanità. «Preferisco non commentare» ha dichiarato l'assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin. Hanno risposto allo stesso modo l'Ulss Dolomiti («Non commentiamo») e il presidente dell'Ordine provinciale dei medici Stefano Capelli. Al ricorso partecipano 62 persone: 52 dipendenti dell'Ulss Dolomiti (medici, infermieri, oss), 4 di Valbelluna servizi srl (Borgo Valbelluna), 4 di Azienda Feltrina (Feltre), uno di Fondazione Casa di riposo Meano (Santa Giustina) e un altro di Le Valli scs (Longarone).
GLI OBIETTIVI
Ma cosa sperano di ottenere? L'avvocato Andrea Colle l'ha messo nero su bianco nel ricorso. Vengono chiesti provvedimenti necessari e sufficienti a dichiarare il diritto dei ricorrenti di scegliere liberamente se vaccinarsi o meno, senza che ciò comporti la loro sospensione dal lavoro senza retribuzione o il loro demansionamento. Il decreto, secondo l'avvocato, sarebbe inapplicabile perché in contrasto con gli articoli 3, 8, 21, 35 e 38 della Carta dei Diritti e delle Libertà Fondamentali dell'Ue. Nel caso in cui il giudice del lavoro Anna Travia non ritenesse abbastanza forti queste motivazioni, i ricorrenti sollevano la questione di legittimità costituzionale del decreto. Ma su questo punto si è già espresso il collegio del Tribunale di Belluno quando ha rigettato il reclamo, presentato sempre da Colle, su istanza di altri 7 operatori socio sanitari no vax. Nell'ordinanza si legge che è da ritenersi prevalente, sulla libertà di chi non intende sottoporsi alla vaccinazione anti-covid-19, il diritto alla salute dei soggetti fragili che entrano in contatto con gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario.
Davide Piol
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