IL CASO
BELLUNO Era innamorato di quella ragazzina, ma lei guardava tutti gli

Venerdì 8 Novembre 2019
IL CASO
BELLUNO Era innamorato di quella ragazzina, ma lei guardava tutti gli altri, meno che lui. Così ha architettato un piano: avrebbe fatto un video con il telefonino mentre consumava un rapporto sessuale con altri ragazzi e l'avrebbe ricattata. Il piano scattò il 17 aprile del 2018 nei bagni della stazione ferroviaria di Belluno. Il giovane bellunese, che allora aveva 16 anni, aiutato da un amico coetaneo, originario di Santo Domingo, si appostò alla finestra e riprese tutto: la ragazzina 16enne era seminuda. Consumò un rapporto sessuale consenziente (non completo) prima con un minore del 2004, poi con uno del 2003. Con il video in mano il minorenne innamorato si sentiva forte: avrebbe ottenuto quello che voleva. Così minacciò la 16enne dicendole: «O stai con me, o faccio circolare il video». Spiegò che in caso di suo rifiuto non solo non avrebbe cancellato quelle registrazioni, ma avrebbe diffuso in rete quelle immagini, condividendole anche con i genitori di lei. A quel punto la ragazzina chiese aiuto a mamma e papà e partì la denuncia.
IL PROCESSO
Il minorenne e l'amico video-maker che registrò le immagini sono finiti a processo, al termine delle indagini degli agenti della Questura di Belluno. Il minorenne innamorato è chiamato a rispondere di tentata violenza sessuale e entrambi sono imputati di produzione di materiale pedo-pornografico. Reati pesantissimi. I due si sono salvati invece dall'accusa di revenge porn, la porno-vendetta per chi minaccia di diffondere immagini private, solo perché il reato è stato introdotto un anno più tardi. Ieri si è celebrata l'udienza in Tribunale per i Minorenni a Venezia: si è chiusa con un rinvio al 5 marzo per definire le posizioni. L'innamorato, un bellunese classe 2001 che presto diventerà maggiorenne, è difeso dall'avvocato Simona Ianese del Foro di Belluno. Ha compiuto un percorso virtuoso, di recupero in comunità. Ha ammesso i reati e ha chiesto la messa alla prova.
LE SCUSE
«Ci stava con i miei amici, ma non con me. Io l'amavo e pensavo di convincerla così», ha detto. Ha chiesto scusa e ha dato la sua spiegazione. Non aveva capito che era reato, tanto che dopo aver fatto il video era anche andato dalla polizia ferroviaria di Belluno a mostrare quelle immagini dicendo: «Intervenite: ecco cosa succede nei bagni della stazione». Era innamorato e ha sottovalutato la gravità del suo gesto, ha spiegato l'avvocato Ianese, che ha chiesto la messa alla prova per il suo assistito. Il Tribunale deciderà alla prossima udienza. Non si è pentito invece il coimputato, il giovane di Santo Domingo, oggi maggiorenne. È difeso dall'avvocato Tommaso Lessio di Padova, che ieri lo rappresentava in Tribunale. Ma sono poche le speranze di riti alternativi o benefici per il dominicano: non si è mai presentato in aula e ha continuato a delinquere e appena diventato maggiorenne è stato arrestato a Trieste per resistenza a pubblico ufficiale. Tutto rinviato comunque alla prossima udienza, fissata per il 5 marzo.
LA PIAGA
Proprio ieri a Belluno si è registrata la prima denuncia per porno-vendetta, a distanza di poco più di tre mesi dall'introduzione della legge sul reato cosiddetto di revenge porn (il nuovo articolo 612-ter del codice penale). Nei guai un 28enne che al termine di una relazione sentimentale con una ragazza bellunese, inviava un video con chiari contenuti sessuali della giovane, che invece avrebbe dovuto restare privato. Lei si è rivolta ai carabinieri, che hanno proceduto alla perquisizione e alla denuncia. In aula a palazzo di giustizia sempre ieri a Belluno poi un altro caso: un disabile ricattato da una prostituta alla quale lui aveva inviato un video in cui praticava autoerotismo. Con le minacce la donna gli avrebbe spillato 6200 euro.
Olivia Bonetti
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