Il boss Loris Trabujo tradito dalle rivelazioni di uno dei fedelissimi

Martedì 14 Dicembre 2021
Il boss Loris Trabujo tradito dalle rivelazioni di uno dei fedelissimi
L'INCHIESTA
VENEZIA Loris Trabujo era convinto che fosse il suo uomo di fiducia, sempre pronto ad ubbidire e a scendere in campo per azioni violente. In realtà Festim Shemellari, 33 anni, di origini albanesi, residente al Cavallino, da un lato si metteva a disposizione dell'imprenditore ora accusato di avere una seconda vita criminale; dall'altro faceva il confidente dei carabinieri ai quali, fin dall'aprile del 2019, iniziò a raccontare dettagli sulle attività della nuova mala del Brenta.
Il particolare emerge dalle relazioni dei Ros depositate agli atti dell'inchiesta Papillon nell'ambito della quale, all'inizio di dicembre, sono finite in carcere 25 persone e un'altra trentina risultano indagate a vario titolo per associazione per delinquere, estorsione, rapina e spaccio di sostanze stupefacenti.
Nel 2019 Shemellari era in libertà vigilata e appena settimana dopo il colpo da mezzo milione di euro al Tronchetto, da lui effettuato ai danni di un motoscafista veneziano, fu scoperto a violare gli obblighi e iniziò a temere di dover tornare in carcere. Per questo motivo si presentò al comandante della stazione dei carabinieri di Cavallino per raccontare di aver conosciuto Denis Trabujo durante la detenzione a Santa Maria Maggiore e, una volta uscito, di essere stato avvicinato dal fratello Loris il quale gli aveva proposto di partecipare ad alcune attività illecite, dopo avergli spiegato di far parte di un'organizzazione capeggiata da Gilberto Boatto, la quale imponeva il pizzo ai proprietari di barche che effettuavano trasporto di turisti.
L'OMICIDIO PROGETTATO
Tra le confidenze ricevute, Shemellari riferì di una serie di azioni criminali di cui Trabujo gli aveva parlato nella zona di Punta Sabbioni, anche ai danni di un parcheggiatore. In uno degli incontri, Loris avrebbe riferito a Shemellari anche della tentata rapina messa a segno nel 2018 ai danni del titolare della Marco Polo, Maurizio Magnanini, il quale si rifiutava di pagare. Shemellari raccontò ai carabinieri di essere stato a casa di Loris Trabujo il quale gli mostrò alcune armi che teneva nascoste nel garage.
Gli incontri tra il giovane albanese e i carabinieri sono numerosi: nel febbraio del 2020, ad esempio, riferisce di aver saputo da Trabujo dei sopralluoghi al Cavallino per trovare e uccidere Alessandro Rizzi, il Deutsch, vecchio rivale di Loris. Il piano prevedeva di utilizzare una barca per affiancare in mezzo al mare quella di Rizzi, che usciva tutti i giorni a pesca, e quindi sparargli con una pistola minuta di silenziatore.
POLPETTA AVVELENATA
Il racconto di Shemellari trova conferma nelle intercettazioni che, in più occasioni, tra 2017 e 2018, hanno registrato le voci di Trabujo e del braccio destro di Boatto, Paolo Pattarello, recatisi al Cavallino a perlustrare la zona attorno alla casa di Rizzi. «Sarebbe da fare tutto qui, subito: Bim, Bum. Ciao, arrivederci», si sente dire Trabujo. «Gli sparo in testa», aggiunge Pattarello, preoccupato per il pitbull del pescatore: «Sarebbe un peccato uccidere il cane... uno, due tre giorni prima dargli una polpetta avvelenata...»
I carabinieri hanno anche le registrazioni del giorno in cui Patterello si recò assieme ad un altro sodale (poi defunto) per eseguire il delitto, ma il progetto non andò a buon fine, anche perché i carabinieri che li ascoltavano e seguivano i loro movimenti, si fecero vedere nella zona inducendo la coppia a desistere. Nei giorni seguenti i Ros registrano Trabujo e Boatto mentre commentano il fallimento: «Che batteria di tumbani... - sbotta il primo - Ci vorrebbe qualcuno di sveglio: pim pum pam, fine del gioco». Boatto concorda: «Loris dobbiamo trovare qualcuno».
Dalle carte dell'inchiesta emerge anche la figura di Antonio Pandolfo, uno degli uomini più pericolosi della vecchia mala di Felice Maniero, uscito dal carcere nel marzo del 2020. Nei mesi precedenti Boatto e Trabujo fanno progetti sul suo possibile rientro in azione: «Se viene a casa lui, sì che possiamo fare: qualsiasi lavoro!», annuncia Boatto. Ma l'auspicato rientro di Marietto non si realizza.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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