IL BILANCIO
TOKYO C'era una volta la scherma italiana. Quella che dominava nel

Lunedì 2 Agosto 2021
IL BILANCIO
TOKYO C'era una volta la scherma italiana. Quella che dominava nel mondo, che foraggiava il medagliere azzurro in ogni Olimpiade, che sfornava Dream Team come forse solo i colleghi del basket americano hanno fatto nella storia. C'era. Ora non più. Il tombale definitivo è arrivato ieri, quando la squadra di fioretto maschile, che era indicata tra le favorite per l'oro, è mestamente uscita al primo assalto contro il Giappone. Come già capitato molte volte sulle pedane della Makuhari Messe Hall in questi Giochi, gli azzurri sono stati a lungo in vantaggio e, se pur di una stoccata appena, hanno cominciato davanti (40-39) anche l'assalto decisivo tra Daniele Garozzo e Kyosuke Matsuyama. Ma il giapponese ha rifilato all'oro di Rio 2016 un 6-3 senza appello che ha buttato fuori l'Italia dai quarti di finale. E così, si torna a casa con tre argenti (Garozzo nel fioretto, la sciabola maschile a squadre e quella individuale di Samele) e due bronzi (i team femminili di fioretto e spada). Si dirà che a Rio le medaglie erano state solo quattro. Giusto, ma intanto c'era l'oro di Garozzo nel fioretto, non un dettaglio. Quel che conta è che bisogna andare indietro fino a Mosca 1980 per trovare un'edizione dei Giochi più amara di questa in pedana. Il presidente del Coni Giovanni Malagò parla di «risultati profondamente deludenti» e di «ambiente da ricostruire». Il numero uno della federazione Paolo Azzi annuncia il giro di vite: «da oggi gerarchie azzerate». E, sullo sfondo, c'è lo sfogo del ct del fioretto Andrea Cipressa che sui social risponde alla Di Francisca: «Basta insulti e faide interne», con tanto di «voltafaccia disgustosi» da parte di chi «ora sputa nel piatto in cui ha mangiato».
G.C.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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