I tre leghisti veneti: «Bonus Covid chiesto a nostra insaputa»

Martedì 11 Agosto 2020
IL CASO
VENEZIA Come Claudio Scajola, l'ex ministro che a sua insaputa si era ritrovato proprietario di una casa vicino al Colosseo. Ed ecco, adesso, alcuni consiglieri regionali veneti della Lega che, a loro insaputa, si sono ritrovati in conto corrente il bonus per l'emergenza Covid. Il veneziano Gianluca Forcolin, vicepresidente della Regione: «Sono stati i miei soci». Il trevigiano Riccardo Barbisan, vice capogruppo del Carroccio: «È stato il commercialista». Il veronese Alessandro Montagnoli, presidente della Prima commissione Affari istituzionali: «È stata mia moglie». Gente che prende all'incirca 8.000 euro netti al mese per l'incarico in Regione e che, in più, a Roma ne ha chiesti, direttamente o indirettamente, altri 600 per l'emergenza sanitaria. Hanno commesso un reato? La risposta è: no, non c'è reato se una partita Iva, bloccata dal lockdown che ha messo in ginocchio l'Italia intera, si è avvalsa di questo contributo previsto dai decreti Cura Italia e Rilancio voluti dal governo giallorosso di Giuseppe Conte. Tutto legittimo. Ma è etico? Da un lavoratore autonomo che fa anche politica e che dalla politica porta a casa un signor stipendio, è normale aspettarsi che prenda pure il bonus statale?
LA CHAT
Lo scandalo, in Veneto, scoppia nel pomeriggio di domenica 9 agosto, quando nelle chat dei consiglieri e assessori regionali della Lega piomba la domanda del governatore Luca Zaia: c'è qualcuno di voi che ha chiesto il bonus? E che l'ha avuto? A qualcuno la domanda fa tremare i polsi. Perché a Palazzo Ferro Fini, sede del consiglio regionale, raccontano che l'argomento fosse stato a suo tempo accennato: Tu che fai, lo chiedi il bonus?, Ma scherzi? E se si viene a sapere?, E chi vuoi che lo scopra?. Il pomeriggio di domenica il caso divampa dalle spiagge ai rifugi di montagna, mentre il segretario nathional della Liga Veneta Lorenzo Fontana detta alle agenzie di stampa una nota più infuocata del meteo: «Se dovesse emergere che eletti hanno fatto richiesta all'Inps del bonus da 600 euro al mese per le partite Iva, quei nomi non finiranno tra i candidati nelle liste della Lega in Veneto e verranno immediatamente sospesi dal movimento».
Nelle chat leghiste cosa rispondono i consiglieri e gli assessori? Ieri Il Gazzettino li ha interpellati tutti e 28, uno ad uno, da Luca Zaia («Non ho chiesto né percepito niente, non ho neanche fatto domanda per il crac di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza») all'ultimo degli iscritti, il cimbro Stefano Valdegamberi («Se ho chiesto il bonus? No»), compresi quelli finiti nel Gruppo Misto come Fabiano Barbisan («No, neanche con altre ditte») e tutti gli assessori esterni, da Federico Caner a Elisa De Berti («No»).
LE CONFESSIONI
C'erano quattro indiziati. Alla fine i richiedenti o percettori del bonus statale sono rimasti tre. Il vicepresidente della giunta regionale e assessore al Bilancio Gianluca Forcolin, veneziano di Musile di Piave, al suo primo mandato in Regione, professione commercialista: «Non ho ricevuto alcun bonus dal Governo». Ma la domanda era stata fatta? Sì. Dice Forcolin: «Ho fatto fare una verifica con i soci del mio studio - siamo tre tributaristi di cui uno, io, molto part-time - e mi confermano questo: in quel periodo difficile di chiusura a causa del Covid con i dipendenti in cassa integrazione è stato chiesto l'aiuto agli enti competenti, ma non è stato dato seguito e quindi nessun aiuto è arrivato né al sottoscritto né allo studio».
Il secondo è Riccardo Barbisan, di Treviso, città dove è anche consigliere comunale, un lavoro nel campo comunitario per bandi su ricerca di fondi per le piccole e medie imprese: «È stato il mio commercialista a chiedere il contributo Covid. Io non ne sapevo niente. Me ne sono accorto il 5 maggio quando dall'Inps mi è arrivato un bonifico di 600 euro. Ho chiesto lumi alla banca, poi al commercialista. Il giorno dopo, 6 maggio, ho disposto un bonifico di analogo importo, 600 euro, al Comune di Treviso per i poveri. Non mi sento in colpa, perché è un bonus che non ho chiesto io, non l'ho né voluto né tenuto, l'ho devoluto per fare del bene. Se qualcuno si è offeso mi scuso, ma non c'è stato dolo». E mostra le ricevute dei due bonifici in entrata e in uscita.
Il terzo indiziato era il veronese Enrico Corsi: «No, non ho partita Iva».
Da ultimo Alessandro Montagnoli, professione consulente finanziario, anche lui come Forcolin e Barbisan jr al primo mandato in Regione: «Il bonus l'ha richiesto mia moglie con l'obiettivo di destinarlo all'emergenza Covid, come poi è stato fatto. Sono stati dati contributi agli alpini, alla Regione, all'acquisto di camici e materiali per un importo superiore a quello dell'Inps, mostrerò le pezze giustificative».
E adesso che ne sarà di loro? Saranno ricandidati? Per 600 euro una tantum rischiano di perdere 8.000 euro netti al mese.
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci