I test rapidi finiscono sotto accusa Zaia difende Flor: «Creato un caso»

Giovedì 29 Aprile 2021
LA GIORNATA
VENEZIA Martedì era visibilmente furibondo, ieri forzatamente tranquillo. Martedì il governatore del Veneto aveva ammesso di non avere parlato con il direttore generale della sanità dopo la trasmissione di Rai Tre Report sul caso veneto e cioè i tamponi antigenici ritenuti «inattendibili» ma utilizzati nelle case di riposo, il calcolo «truccato» degli asintomatici, per non dire del fuori onda dello stesso dg della sanità sul presunto insabbiamento delle carte. Ieri, invece, Luca Zaia si è presentato in conferenza stampa a Marghera con al fianco Luciano Flor e per un'ora è stato una continua pacca sulle spalle. Messaggio mediatico: Zaia e Flor vanno d'amore e d'accordo, nulla toglie che in privato si siano accaloratamente confrontati, ma di fronte al pubblico, in diretta social e televisiva, sono apparsi dalla stessa parte. E cioè contro Crisanti, al secolo Andrea, professione docente universitario, direttore della Microbiologia dell'Azienda ospedaliera di Padova, autore di uno studio sui tamponi antigenici rapidi di cui tutti hanno sentito per mesi parlare, ma che ufficialmente è stato reso noto, peraltro senza i dovuti timbri della scientificità, poche settimane fa. La seconda notizia è che né Zaia né Flor ricorreranno alle carte bollate: né contro la trasmissione di Raitre, né contro Crisanti. «C'è un codice comportamentale per il pubblico dipendente, da parte mia io ritengo di averlo rispettato in toto», ha detto sibillino Flor. Significa che altri non l'hanno rispettato? Un nome su tutti: Crisanti? «Questo lo verificherà chi deve verificarlo - ha risposto Flor -. Io non faccio il giudice, sono il direttore della sanità veneta, è il datore di lavoro che deve occuparsene». E chi è il datore di lavoro di Crisanti? Come docente, l'Università. Come microbiologo, l'Azienda ospedaliera. E dall'Azienda filtra la conferma: «Stiamo esaminando la situazione». Bocche cucite, invece, in Regione, sull'inchiesta della Procura di Padova in merito all'utilizzo dei test rapidi: «Non so niente, nessuno della Regione è stato ascoltato dai magistrati», ha detto Zaia.
LA FIDUCIA
Quarantotto ore dopo la trasmissione Report, Zaia si presenta a Marghera con l'assessore Manuela Lanzarin e il dg Luciano Flor. Il messaggio è: Regione compatta, non ci sono divisioni, la spiegazione data il giorno prima da Flor è stata convincente. I cronisti chiedono a Zaia se ha ancora fiducia del dg della sanità e il governatore cita un Carducci sconosciuto ai più: «Al poeta chiesero di descrivere sua madre e lui scrisse: mia madre è mia madre. Questo per dire che è una domanda dalla risposta ovvia, nessuno ha mai tolto la fiducia a Flor, semmai gli si deve riconoscere la rettitudine. Ma da qui al fatto che passi l'idea che la gente muore e noi ce ne strafreghiamo di tutto, questo no». Il capitolo Report viene liquidato: «Si è voluto creare il caso, è da mesi che si trascina la discussione sulla mortalità, tra tutte le regioni italiane siamo all'ottavo posto premesso che anche un solo morto è una tragedia».
LA PROCURA
Dell'inchiesta di Padova, non uno a Marghera che sappia qualcosa. Zaia: «Se vi sarà qualcuno che ufficialmente chiarirà che i test rapidi Abott, usati in tutto il mondo, non funzionano, dovrà scriverlo ufficialmente. La Procura a quel punto potrà dire se c'è qualcuno che deve pagare il conto. Noi abbiamo fatto il nostro dovere». Flor: «Non vedo di cosa dovrei preoccuparmi, i test rapidi sono stati distribuiti anche dal Governo, nel momento in cui abbiamo iniziato ad usarli erano l'unica alternativa ai test molecolari, che oggettivamente, per via dei reagenti da reperire e delle macchine, avevano dei limiti. Sono stati un di più rispetto ai molecolari, che non abbiamo mai smesso di fare».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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