I NUMERI
VENEZIA A guardare la classifica stilata dalla Fondazione Gimbe, il

Venerdì 12 Giugno 2020
I NUMERI
VENEZIA A guardare la classifica stilata dalla Fondazione Gimbe, il Veneto sta al vertice con Lombardia e Campania, ma di un podio tutt'altro che invidiabile: quello delle aree che, «con una circolazione del virus ancora sostenuta nell'ultima settimana, hanno ulteriormente ridotto i tamponi diagnostici invece di potenziarli», di circa duemila unità. Dall'alto dei suoi 780.786 esami effettuati dall'inizio dell'emergenza a ieri, più altri 705.000 test rapidi, la Regione però non ci sta e contesta quelle cifre: «L'incremento medio giornaliero fra 25 aprile e 6 giugno, rispetto al periodo 21 febbraio-24 aprile, è stato del 103%». Una guerra dei numeri che potrebbe preludere a qualche strascico in tribunale, secondo il governatore Luca Zaia: «Cosa si vorrebbe insinuare, che non facciamo le diagnosi per dimostrare che non ci sono i contagi? È penale una cosa così».
IL MONITORAGGIO
Gimbe è partita da una constatazione oggettiva: «Il numero dei nuovi casi rimane un indicatore dipendente dal numero di tamponi diagnostici eseguiti». Ma questo lo è sempre stato, fin dall'inizio dell'epidemia, quando le tante infezioni rilevate in Veneto andavano correlate alla grande quantità di test effettuati, motivo per cui questa regione è tuttora al secondo posto in Italia in termini assoluti e il Nordest primeggia ancora a livello nazionale per tasso di esami in rapporto alla popolazione. Ad ogni modo secondo il «monitoraggio indipendente» della Fondazione, «il trend dei tamponi diagnostici è crollato del 20,7% in prossimità delle riaperture del 4 maggio, per poi risalire e precipitare nuovamente del 18,1% in vista delle riaperture del 3 giugno», mentre «nell'ultima settimana si assiste a un lieve rialzo (+4,6%)».
Ma quest'ultimo aumento, ha rilevato il presidente Nino Cartabellotta, «non è il risultato di comportamenti omogenei su tutto il territorio nazionale», in quanto «mentre 12 Regioni e Province Autonome fanno registrare un incremento assoluto dei tamponi diagnostici, nelle rimanenti 9 si attesta una ulteriore riduzione». E questo calo in Veneto viene indicato in 2.145 unità fra il 4 e il 10 giugno.
LA REPLICA
Piccata la replica della Regione: «Risulta incomprensibile la modalità di calcolo con la quale la Fondazione Gimbe sia giunta alle sue conclusioni, che non corrispondono alla realtà». Al riguardo vengono citati i 10.172 tamponi medi giornalieri eseguiti dal 25 aprile al 6 giugno, rispetto ai 5.013 dal 21 febbraio al 24 aprile. Ma allora come si giustificano le riduzioni visibili di tanto in tanto? «Sporadici rallentamenti puntualizza Palazzo Balbi dovuti ad alcune difficoltà tecniche palesatesi occasionalmente ai macchinari di processazione e puntualmente rese note».
Bisogna poi tenere conto dei flussi di carico dei numer: «l tamponi sono registrati dal sistema mediamente 4 giorni dopo l'esecuzione del prelievo, quando gli esiti diventano disponibili. I dati diffusi dalla Regione sono quindi riferiti a tamponi processati e accompagnati dall'esito, non a quelli complessivamente effettuati. Si procede quindi con un delta di alcuni giorni tra l'effettuazione del tampone e la definizione dell'esito, in quanto il campione deve pervenire fisicamente al laboratorio, deve essere elaborato dalle macchine e refertato dai clinici».
IL PIANO
Tecnicismi a parte, comunque, Zaia ha sottolineato un dato di fatto: «Non abbiamo modificato il Piano di sanità pubblica, che prevede i tamponi ogni 10 giorni ai sanitari in prima linea e ogni 20 agli altri, così come agli ospiti e agli operatori delle case di riposo. Se nonostante ciò non ci sono praticamente più contagiati, non ci sono nemmeno i loro contatti da testare».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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