I contagi oltre 21 mila Ma Conte scommette: riapriremo per Natale

Lunedì 26 Ottobre 2020
IL RETROSCENA
ROMA Arrivare a Natale con queste misure per poi riaprire è la speranza che Giuseppe Conte ripete più di una volta nel corso della conferenza stampa nella quale illustra l'ultimo dpcm. Nell'auspicio si coglie però anche la preoccupazione - qualora i contagi non dovessero scendere - di dover metter mano ad un nuovo Dpcm con una maggioranza e dei ministri uno contro l'altro armati e che, a distanza e in presenza, sino a sabato notte se le sono date di santa ragione.
IL PUNTO
Ognuno si è dovuto difendere dalle accuse per il non fatto e ha cercato di proteggere il proprio settore. Firmato il Dpcm, Conte ringrazia pubblicamente solo i ministri dell'Economia e dello Sviluppo Economico Gualtieri e Patuanelli. Non cita mai Roberto Speranza che premeva da giorni per misure più incisive, ma spiega che «insieme al ministro della Salute ha avuto un lungo confronto con il professor Brusaferro che ci ha consigliato di intervenire».
Il resto racconta di un presidente del Consiglio che mostra di temere la seconda ondata perché i numeri sono impietosi, le previsioni pesanti e davanti c'è una lunga marcia da fare per arrivare al vaccino o all'estate. Il clima nella maggioranza non è più quello di marzo, il momento «è complesso» e nel Paese «c'è molta stanchezza e frustrazione». Al punto - ammette - «che se fossi dall'altra parte anche io proverei rabbia contro le misure del governo». Con 21 mila positivi e 128 morti nel solo giorno di ieri non c'è da scherzare, ma soprattutto preoccupano il premier le previsioni degli esperti per i prossimi giorni e il timore di dover prendere decisioni ancor più drastiche e ancor più foriere di rabbia e nuove spaccature nel governo. Il pacchetto di misure vale sino al 24 novembre, ma - per dirla con Dario Franceschini - «guardando i contagi di oggi, dico che abbiamo fatto bene, forse abbiamo fatto il minimo». Ma se nel Pd c'è chi avrebbe voluto di più, nel M5S si continua ad attaccare la ministra De Micheli per il problema dei trasporti e Iv mugugna per la chiusura dei locali pubblici, cinema compresi. Resta il fatto che Conte resta solo con il suo Dpcm sino alle sette di ieri sera, quando il capodelegazione di M5S Bonafede e il leader del Pd Zingaretti vergano rispettivamente due dichiarazioni per difendere le misure che sanno un po' di sollecitate.
Da ieri sera è stato fermato tutto ciò che è legato al tempo libero, ma l'obiettivo di salvare scuola e lavoro è stato raggiunto solo in parte. Protestano i lavoratori dei settori colpiti mentre la scuola viene decapitata con i licei obbligati alla didattica a distanza malgrado la ministra Azzolina abbia fatto di tutto per proteggerla. Alle proteste Conte risponde con «le misure di compensazione», e indennizzi che, promette, arriveranno direttamente sul conto corrente dei lavoratori che finiranno a casa. Sulle «misure di ristoro» Conte si intrattiene a lungo anche nelle telefonate con i presidenti di Confcommercio e Confesercenti (Sangalli e De Luise) dell'Anec (Lorini), dell'Agis (Fontana) e della Federnuoto (Barelli). Si va dal credito di imposta per gli affitti commerciali di ottobre e novembre, alla cancellazione della rata dell'Imu, all'indennità mensile una tantum ai lavoratori stagionali di turismo, spettacolo. «Non ci siamo distratti, non abbiamo abbassato la soglia d'attenzione. Ricordo - si difende Conte - che prima dell'estate tutti pensavano di aver passato la pandemia mentre il governo ha chiesto la proroga dello stato di emergenza» e «ha continuato a comprare mascherine e respiratori».
I tentennamenti di Conte sulla linea del rigore rimandano ai possibili scenari che potrebbero concretizzarsi se le misure di ieri non dovessero bastare. Al Mef stanno raschiando il fondo del barile per trovare le risorse per il decreto-ristoro senza dover ricorrere ad un nuovo scostamento di bilancio o al Mes. Ma la ripresa della pandemia si incrocia pericolosamente con la verifica di governo chiesta dal Pd, gli stati generali del M5S e quel rimpasto di governo che resta sullo sfondo. Il timore del premier è che la seconda ondata non produca gli stessi effetti sul governo della prima. Anzi.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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