Vecchia scuola democristiana per riequilibrare l'era Salvini

Sabato 14 Settembre 2019
VIMINALE
VICENZA Sarà un orgoglioso erede della scuola democristiana berica, considerato uno dei padri nobili del Partito Democratico del Veneto, a riequilibrare l'èra salviniana al Viminale. Nuovo sottosegretario del Pd all'Interno è infatti Achille Variati, 66 anni, laureato in Matematica, già sindaco e presidente della Provincia di Vicenza, nonché numero uno dell'Upi, oltre che ex consigliere regionale del Ppi, il partito di mezzo fra la Dc del suo esordio in Consiglio comunale nel 1980 e il Pd che ora l'ha portato al Governo.
L'AUTONOMIA
Dopo l'annuncio che gli è stato dato da Roma all'alba di ieri, attraverso una telefonata del neo-collega Andrea Martella, Variati ha affrontato i temi d'attualità che potrebbero incrociare le sue deleghe in materia di enti locali. A cominciare dall'autonomia: «Un tema importante che deve essere messo nel posto giusto e con il giusto equilibrio. Non conosco nei dettagli l'iter portato avanti sinora, ma l'intero fascicolo si trova al ministero degli Affari Regionali: sarà sicuramente analizzato, nulla verrà buttato, si riprenderà a lavorare da lì. L'auspicio è che il presidente Zaia non strumentalizzi il tema, lui deve essere il primo a tenere aperte le porte aperte al dialogo con questo Governo. Un presidente come lui, che deve rappresentare tanti cittadini che hanno votato per il referendum e che non erano tutti leghisti, adesso lo dovrà fare con onestà intellettuale. Forse riusciamo a portare a casa ciò che il Governo precedente non è riuscito, non è detto che un ministro del Sud non possa battere un ministro del Nord».
I MIGRANTI
Ma al ministero dell'Interno il sottosegretario avrà anche a che fare con la questione dei migranti. «Sono problemi complessi ha ammesso sui quali il nuovo Governo dovrà lavorare con impegno. In particolare il problema dell'immigrazione non può sintetizzarsi in slogan del tipo: Avanti tutti che qui c'è posto per tutti. Su un tema così delicato bisogna evitare le strumentalizzazioni, cosa che invece ha fatto Matteo Salvini. Lui ha espresso alcune esigenze vere: sull'immigrazione c'era una corresponsabilità degli altri Paesi e il regolamento di Dublino non poteva restare com'era. Dopo aver detto una cosa giusta, Salvini l'ha affrontata in un modo sbagliato, isolando l'Italia dal contesto europeo e pensando di poter fare da solo semplicemente mettendo il filo spinato. Alla fine il problema è rimasto».
Luca Pozza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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