Una mozione Pd per spaccare i giallo-verdi La Lega: prima del voto la relazione tecnica

Lunedì 14 Gennaio 2019
IL RETROSCENA
ROMA La mossa non è inedita, da parte delle opposizioni. E se prima di Natale era stata Fratelli d'Italia a cercare di spaccare il fronte della maggioranza presentando alla Camera una mozione sul Global compact (dunque sui migranti), questa volta tocca al Pd cercare di fare breccia tra le incongruenze giallo-verdi, ma in tema di Tav. «Alla prossima conferenza dei capigruppo, chiederemo la calendarizzazione urgente della mozione del senatore Pd Laus sulla Tav». Lo rende noto il presidente del gruppo dem a Palazzo Madama Andrea Marcucci. Che continua: «Vogliamo dare alla Lega una immediata e concreta possibilità di smarcarsi dalla posizione del M5S. Il completamento della linea ferroviaria Torino-Lione è assolutamente indispensabile, la posizione del ministro Toninelli va sconfitta subito. In Parlamento abbiamo i numeri per farlo», conclude. La proposta arriva all'indomani della manifestazione di piazza Castello a Torino dove hanno manifestato, seppur senza bandiere, Pd, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega. Una maggioranza netta, rispetto alle forze che siedono a Palazzo Madama, da cui rimarrebbero fuori Liberi e uguali e appunto il M5S.
LA RISPOSTA
La Lega non commenta ufficialmente questa mossa dei democrat anche per far salire la tensione, ma, come accaduto per il Global compact, l'intenzione è di non «farci spaccare: la minoranza fa il suo lavoro e noi il nostro». Il capogruppo del Carroccio in Senato, Massimiliano Romeo, a chi ieri gli chiedeva istruzioni per l'uso è stato chiaro: «Aspettiamo la relazione costi benefici sulla Tav attesa per fine gennaio, poi solo in quel momento daremo il via libera per calendarizzare la mozione». Traduzione: una volta che il governo avrà trovato un'intesa sulla Torino-Lione ci sarà un voto parlamentare. A quel punto, gli uomini di Di Maio e quelli di Salvini potrebbero presentare una mozione propria neutralizzando così quella del Pd. Un documento - di mera linea politica - nel quale si dà mandato al governo. La palla rimane all'interno dell'esecutivo. Dove le differenze rimangono intatte. Il ministro titolare del dossier, Danilo Toninelli, è certo che «troveremo un accordo con la Lega». Gli alleati dei grillini, però, già agitano il piano B. Giancarlo Giorgetti è intervenuto dalla scuola di formazione del suo partito per dire che «l'Italia non deve chiudersi nel suo autolesionismo» altrimenti «non sarà più legata all'Europa». Anche il sottosegretario a Palazzo Chigi e braccio destro di Matteo Salvini spinge sul referendum: «È al popolo che bisogna rivolgersi per risolvere l'impasse». Da Forza Italia, sia con Maurizio Gasparri e sia con Maria Stella Gelmini puntano a far saltare il banco prima. Anzi, dice l'azzurra ex ministro della Pubblica Istruzione che «fare o non fare la Tav è una decisione politica: fare un referendum costerebbe troppo e non sarebbe vincolante perché non è previsto dalla Costituzione». Anche il centrodestra dunque si spacca. Ecco perché, nel dubbio, la mozione del Pd sarà presto o tardi disinnescata, prima ci sarà una resa dei conti nel governo.
Simone Canettieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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