Regeni, missione dei Pm a Cambridge Interrogata la supervisor del ricercatore

Mercoledì 10 Gennaio 2018
Regeni, missione dei Pm a Cambridge Interrogata la supervisor del ricercatore
L'INDAGINE
ROMA La missione a Cambridge della procura di Roma è iniziata ieri e proseguirà almeno per tutta la giornata di oggi. Il pm Sergio Colaiocco che indaga sulla brutale uccisione al Cairo di Giulio Regeni, accompagnato da un pool investigativo composto da Ros e Sco, è arrivato nella cittadina universitaria per incontrare la docente Maha Abdelraman, incaricata di supervisionare lo studente nel suo percorso di dottorato, e gli ex colleghi del ragazzo.
Soprattutto l'audizione di lei, sentita ieri pomeriggio, è considerata centrale per l'inchiesta visto che dall'epoca dell'omicidio non ha mai voluto sottoporsi alle domande della procura. Richieste di chiarimenti che sono finite nel frullatore della polemica politica, perché accusate di allontanare le indagini dal cuore di quanto accaduto ormai due anni fa al Cairo. In realtà, secondo gli inquirenti che tre settimane fa hanno identificato in una informativa i 9 agenti presunti autori dell'omicidio, la parte inglese dell'indagine può chiarire molto su quanto i docenti di Regeni sapessero dei pericoli che correva il ricercatore italiano e sulla rete di conoscenze, in particolare nell'ambito dei sindacati cittadini del Cairo, che potrebbe aver portato il ragazzo in ambienti troppo pericolosi.
I PUNTI DA CHIARIRE
Abdelraman finora non ha mai voluto chiarire i dettagli degli ultimi colloqui avuti con Giulio, né della ricerca che il giovane stava svolgendo. Dalle mail rimaste nel computer del ricercatore, emergono diversi punti di contrasto tra i due e un copioso lavoro consegnato da Regeni alla professoressa, il 7 gennaio 2016, circostanza che lei ha prima negato per poi affermare di non aver intenzione di rispondere alle «autorità italiane». Il primo scontro tra i due avrebbe riguardato la scelta del co-tutor al Cairo. Per affiancare Regeni sul campo, Abdelraman aveva scelto Rabab el Mahadi, ricercatrice della Auc e, allo stesso tempo, attivista contro il governo di Al Sisi. Proprio questo doppio ruolo non convinceva, almeno sul piano accademico, Regeni: «Preferirei una persona più neutra per l'inchiesta», avrebbe detto il ricercatore alla docente (come dimostrano i racconti poi fatti via Skype alla madre).
Utilizzando l'ordine di investigazione europeo - un nuovo strumento di cooperazione giudiziaria all'interno dell'Unione europea - i magistrati italiani sono stati in grado di agire con pieni poteri all'estero. A fare le domande è un magistrato inglese, ma il pm Colaiocco può assistere all'audizione e se la docente , nel corso degli incontri che proseguiranno anche oggi, dovesse rifiutare di rispondere alle domande potrebbe essere accusata di reticenza. Fondamentale sarà anche il comportamento dell'ateneo di Cambridge: se il ricercatore è stato esposto a rischi sottovalutati potrebbe essere chiamato a risponderne sul piano civile, con enormi danni di immagine. Lo scorso 21 dicembre, in un incontro al Cairo, Colaiocco e il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, hanno consegnato agli inquirenti egiziani l'informativa conclusiva dell'indagine in cui identificano nove agenti della Sicurezza nazionale egiziana come i presunti autori dell'omicidio di Giulio Regeni. Sono miliziani di due gruppi diversi: il nucleo che lo seguì dopo che il capo degli ambulanti, Mohamed Abdallah, lo aveva additato come persona particolarmente pericolosa e vicina agli oppositori del regime, da un lato. Dall'altro, gli autori del blitz contro i presunti rapinatori trovati in possesso dei documenti del giovane. Ora, però, è la procura del Cairo a dover decidere se portarli a processo.
Sa. Men.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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