Nessun correttivo almeno fino a maggio ma senza interventi scattano i tagli automatici

Sabato 19 Gennaio 2019
LA STRATEGIA
ROMA Dopo il calo della produzione industriale, per il governo arriva la seconda doccia fredda. Bankitalia sostiene che l'Italia potrebbe andare in recessione tecnica. La conferma si avrà tra qualche giorno, quando l'Istat diffonderà i dati sull'andamento del quarto trimestre. Ma ormai nessuno si fa grandi illusioni. Il governo, insomma, è preparato alla notizia. Per ora, però, non metterà mano a nessuna correzione ulteriore dei conti. Per Tesoro e Palazzo Chigi sarebbe un controsenso. Una manovra-bis a pochi giorni dal varo del decreto da 11 miliardi su reddito di cittadinanza e pensioni Quota 100, sarebbe una sorta di auto sconfessione. Anche perché per correggere i conti bisognerebbe andare a incidere proprio sulle misure appena adottate. Eppure con un Pil allo 0,6% nel 2019, contro l'1% stimato dal governo, mette in automatico fuori dalla traiettoria il deficit. Il 2,04% concordato con l'Europa di fatto, se le stime sul Pil fossero confermate, non esiste più. A spanne, una riduzione del Pil di 0,4 punti rispetto al previsto, comporterebbe un aumento del deficit di circa 3,5 miliardi di euro. Ma almeno fino alle elezioni di maggio l'argomento manovra-bis sarà un tabù per l'esecutivo. Tutt'al più il raffreddamento dell'economia può essere l'occasione per rilanciare una campagna proprio contro i vincoli comunitari per chiedere più spazio fiscale.
LE REAZIONI
Ieri ha cominciato il presidente della Commissione bilancio della Camera, il leghista Claudio Borghi. «I rischi di recessione evidenziati da Bankitalia», ha detto l'esponente del Carroccio, «confermano la necessità di una manovra espansiva. Se l'economia europea e mondiale, dopo anni di forte crescita (che i governi precedenti non hanno saputo cogliere)», ha aggiunto, «ha iniziato un periodo di contrazione è necessario reagire incrementando la domanda interna in modo da compensare il possibile calo dell'export». In realtà, dopo le elezioni europee, il tema della manovra-bis diventerà caldo. Anche perché a luglio, proprio come imposto dalla Commissione europea, è prevista una verifica dei conti. Se dovesse essere registrato uno scostamento dal target fissato per il deficit, verrebbero definitivamente tagliati i due miliardi di euro dei fondi dei ministeri messi nel congelatore come clausola di garanzia concessa a Bruxelles per avere il via libera alla manovra di bilancio. Una sorta di mini «shut down» come quello (di ben altre dimensioni) che sta paralizzando l'America.
L'altra possibilità è che il governo riesca ad attivare le leve in grado di permettere all'economia di ricominciare a camminare. La più importante è il rilancio degli investimenti pubblici. Ci sono 150 miliardi di fondi già stanziati, ma i cantieri non riescono a partire. Proprio per questo il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ha fortemente voluto una cabina di regia per sbloccare le opere, una riedizione del genio civile per accelerare la progettazione delle opere senza dover necessariamente passare per le lungaggini delle gare di appalto. Entro la fine del mese dovrà essere emanato un decreto della presidenza del consiglio per stabilire a chi affidare la cabina (probabilmente andrà all'Agenzia del Demanio). L'accelerazione degli investimenti è la principale carta in mano al governo. Se viene scartata la manovra-bis, probabilmente in estate, potrebbe essere ineludibile.
A. Bas.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci