LO SCONTRO
ROMA Durante il giorno, dalla lettura dei testi governativi sulla

Giovedì 18 Ottobre 2018
LO SCONTRO
ROMA Durante il giorno, dalla lettura dei testi governativi sulla manovra emerge un allargamento del condono fiscale, con tanto di scudo penale, anche per i casi di riciclaggio e anche per due imposte su attività e immobili all'estero. In serata, clamorosamente, scatta la denuncia shock del leader dei 5S Luigi Di Maio che fa sapere di essere pronto ad andare oggi direttamente in Procura: «al Quirinale è arrivato un testo manipolato», dice ospite di Porta a Porta su raiUno.
Il vicepremier non chiarisce con chi ce l'ha, se con l'alleato leghista o con il Ministero dell'Economia, sostenendo di non sapere se la «manina» che ha riscritto il testo approvato lunedì in Consiglio dei ministri sia «politica o tecnica». In serata fonti M5S fanno sapere che nel mirino di Di maio ci sono non meglio specificati «tecnici del Ministero dell'Economia».
Il Colle pochissimo tempo dopo la sorprendente sortita di Di Maio ha fatto sapere di non «aver mai ricevuto» il testo, che in quanto decreto legge deve essere controfirmato dal presidente della Repubblica per entrare in vigore. Agli uffici di Di Maio risulta però che «il testo sia andato al Quirinale. Se non è così- osserva il vicepremier - basta allora lo stralcio». E Di Maio comunque aggiunge: «confermo la fiducia a tutto il governo».
Da Bruxelles, dove si trova per il Consiglio Europeo, il premier Conte in serata ha fatto sapere d'aver bloccato l'invio ufficiale del testo al Quirinale che aveva avuto anticipazioni informali come di consuetudine. Conte ha sottolineato che controllerà di persona tutti gli articoli del decreto.
OPPOSIZIONI ALL'ATTACCO
Le opposizioni intanto irridono: Di Maio affermano da Forza Italia è perseguitato dalla teoria del complotto, ogni volta che il governo pasticcia spunta una manina. Dal Pd piovono bordate: il testo dei decreti viene controllato da Palazzo Chigi e firmato dal premier prima dell'invio al Quirinale, quella di Di Maio è una sceneggiata indecorosa.
Durissimo Matteo Renzi sui social: «Innanzitutto il mio governo non ha fatto condoni. Luigi Di Maio è un uomo disperato. Si è accorto in ritardo di aver dato il via libera ad un condono. Prima ha votato il testo del decreto legge, poi ha detto che glielo hanno cambiato e si è rimangiato tutto. La sua mediocrità è imbarazzante».
Ma cosa ha determinato la sortita di Di Maio? Nel mirino del leader M5S finisce in particolare «lo scudo fiscale per i capitali all'estero» che nel testo non appare tale in realtà perché permette di sanare due specifiche imposte su proprietà e attività fiscali all'estero già dichiarate anche se in maniera non completa. Ma a non andare giù a Di Maio, «c'è anche la non punibilità per chi evade. Noi non scudiamo capitali di corrotti e di mafiosi. E non era questo il testo uscito dal Cdm. Io questo non lo firmo - sentenzia - e non andrà al Parlamento. Io non lo faccio votare».
È la prima volta che la cosiddetta pace fiscale - una delle proposte della campagna elettorale leghista - viene messa nero su bianco in un testo di legge. I dettagli sono determinanti. Uno su tutti: la soglia condonabile di 100mila euro all'anno non è complessiva ma riguarda ogni imposta». Dunque, in teoria, un contribuente o una impresa può condonare cifre anche molto più alte di 100.000 euro. E, cosa importantissima, anche l'Iva che, com'è noto, è l'imposta più evasa in Italia.
Per il momento l'articolo 9, oggetto dell'invettiva M5S, esclude la punibilità per «dichiarazione infedele, omesso versamento di ritenute e omesso versamento di Iva: i tre reati non sono punibili, fino al 30 settembre 2019, anche nel caso di riciclaggio o impiego di proventi illeciti». Resta da decidere se escludere la punibilità della dichiarazione fraudolenta.
Diodato Pirone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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