LO SCENARIO
ROMA I timori e la paura del futuro. Dietro il cartonato Continuare

Mercoledì 22 Maggio 2019
LO SCENARIO
ROMA I timori e la paura del futuro. Dietro il cartonato Continuare X cambiare, davanti la schiera di ministri diligentemente chiamati a turno dal leader Luigi Di Maio a raccontare «quest'anno di fatti nel governo», nel M5S serpeggia la sensazione che alla fine possa «davvero precipitare tutto». Questioni di «segnali» che vengono percepiti da Palazzo Chigi - dove il premier Conte è «sott'attacco del Carroccio» - fino ai vertici del Movimento. Vasi comunicanti e di coccio. E così i ragionamenti che girano sono questi: «Giorgetti che fa quelle uscite contro il presidente e che non si presenta ai consigli dei ministri; l'atteggiamento durissimo di Salvini. Insomma, se finora in un certo senso potevamo bollare certe tensioni come fisiologiche della campagna elettorale, adesso davvero non sappiamo più che pensare: insomma non è più un gioco», ragionano ai piani altissimi del M5S. Ed è proprio «Luigi», scortato con gli occhi dalla fidanzata Virginia Saba che siede nelle ultime file, a dire chiaro e tondo: «Faccio una domanda alla Lega: domenica chiede voti per le Europee o per aprire la crisi di Governo? Sono molto perplesso per gli attacchi a Giuseppe Conte».
L'EVENTO
Dentro il Tempio di Adriano si assiste così al paradosso dell'incertezza: annunciare una «fase due» con il dubbio che non ci possa essere. Immaginare un futuro più che ipotetico. Io speriamo che me la cavo? Forse.
I motivi di rottura, a partire dal 27 maggio, sono tutti e nessuno. Ma se sulla Tav Di Maio dice che è «in corso un'interlocuzione del presidente Conte con la Francia» pur di non ribadire il «no», sulla giustizia il rischio black-out è palpabile. «Per noi - dicono ancora i grillini più quotati - è una questione di dna, non possiamo fare sconti». E dunque ad agitare il futuro del governo, visto dal Tempio di Adriano, ci sono le possibili inchieste all'orizzonte sulla Lega, ma anche vicende più minime ma simboliche come quella di Edoardo Rixi. Il viceministro delle Infrastrutture il 30 maggio saprà se sarà assolto o condannato per le presunte spese pazze di quando sedeva nel consiglio regionale della Liguria. Ieri, in un'intervista al Messaggero, il fedelissimo di Salvini ha accusato il M5S di condizionare le procure e Di Maio gli ha risposto spiegando che nella Lega ormai oltre che «nervosi sono anche paranoici». Il Capo dei 5 Stelle l'altra notte, dopo più di un mese, si è parlato di nuovo con Salvini. Ma in maniera molto «burocratica e asettica» per discutere dei due decreti bloccati (Sicurezza bis e famiglia).
LA TENSIONE
Ma il primo a capire di essersi infilato in un sentiero di guerra da cui è difficile uscire è proprio il vicepremier pentastellato. Se da una parte attacca ancora sul caso Siri e invoca alla moderazione l'alleato, dall'altra capisce che il vero obiettivo per far saltare il banco potrebbe essere, ovviamente, Conte. Il quale, sempre a detta di Di Maio, «non ha detto una parola in questa campagna elettorale dimostrando di essere un presidente di garanzia e non meritando gli attacchi che ha ricevuto». La pressione c'è, e nessuno in sala fa finta di niente. E allora viene anche un altro dubbio passando in rassegna i volti dei colonelli presenti sul palco. I ministri Barbara Lezzi, Sergio Costa, Alfonso Bonafede, Danilo Toninelli, Giulia Grillo, Elisabetta Trenta, Riccardo Fraccaro e Alberto Bonisoli saranno tutti di nuovo operativi e arruolati dalla settimana prossima? O qualcuno dovrà cedere il passo sotto i colpi di un possibile rimpasto? «Le elezioni europee non mi sembra - risponde il vicepremier del M5S - cambino la composizione del Parlamento, quindi il tema non si pone, per quanto mi riguarda». Ma il problema semmai riguarderebbe l'altro contraente del patto giallo-verde, che continua a dire dopo il voto «avanti come se niente fosse». Solo che nessuno in questo caso si fida più. E allora non rimane per il momento fare il punto sul fieno portato in cascina in questi undici mesi e passa: «Ben nove provvedimenti su dieci, rispetto a quelli annunciati». Perché, come ragiona proprio Di Maio, «rispetto a chi ogni giorno litiga con qualcuno - una volta con l'Onu, una volta con la magistratura, una volta con lo Stato Vaticano, una volta il Papa, una volta con il presidente del Consiglio - noi proponiamo il dialogo e i fatti concreti».
Simone Canettieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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