La cattura in Bolivia

Lunedì 14 Gennaio 2019
La cattura in Bolivia
L'ARRESTO
Dopo quarant'anni e quattro Paesi diversi, si conclude la lunga fuga di Cesare Battisti, arrestato ieri a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, in un'azione congiunta fra le forze di polizia boliviane, italiane e brasiliane. L'ultima latitanza dell'ex Pac, condannato all'ergastolo per quattro omicidi, era cominciata ufficialmente un mese fa, quando la polizia federale brasiliana non l'aveva rintracciato nella sua residenza di Cananeia, città del sud-est del Brasile. Le ultime fasi della vicenda, molto complessa dal punto di vista giuridico e diplomatico, hanno però tagliato fuori il Brasile dalle procedure per il rientro. La Bolivia ha infatti deciso di applicare un provvedimento di espulsione nei confronti di Battisti, punendolo per essere entrato irregolarmente nel Paese.
IL VOLO
L'italiano, quindi, sarà trasportato direttamente dalla Bolivia in Italia, con un volo che dovrebbe atterrare a Ciampino nel primo pomeriggio di oggi: «Cesare Battisti tornerà in Italia direttamente dalla Bolivia. In questo modo, l'ex terrorista sconterà la pena che gli è stata comminata dalla giustizia italiana: l'ergastolo», ha annunciato su Twitter il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Una notizia già confermata dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e da Carlos Romero Bonifaz, sottosegretario alla presidenza di Morales: «Sarà consegnato dagli agenti boliviani dell'Interpol ai colleghi italiani e la consegna avverrà all'aeroporto Viru Viru di Santa Cruz», ha spiegato ieri al termine di una giornata densa di trattative. Conte ha ringraziato «il Presidente del Brasile, Jair Bolsonaro» per «l'efficace collaborazione che ha portato alla cattura di Battisti» e «le autorità boliviane», ricordando un evento che le famiglie delle vittime attendevano da molti anni.
L'ULTIMO DEPISTAGGIO
La cattura di Battisti, ben pianificata, è avvenuta fra le strade di Santa Cruz de la Sierra. L'ex terrorista, che indossava occhiali da sole e portava la barba, non ha opposto resistenza all'approccio della polizia boliviana, rispondendo in portoghese per tentare un ultimo depistaggio. Per l'arresto, come ricorda la polizia italiana, è stata «fondamentale l'attività dei poliziotti Antiterrorismo italiano e del Servizio Cooperazione Internazionale Polizia». Nel corso della giornata, era stata paventata l'ipotesi che Battisti potesse passare dal Brasile, dove su di lui pendeva un ordine di arresto del Supremo Tribunal Federal e un provvedimento di estradizione dell'ex presidente Temer. Se l'italiano, 64 anni, fosse passato dal Brasile, l'Italia avrebbe dovuto rispettare l'accordo giuridico, omologato al momento della richiesta di estradizione, che prevedeva una detenzione massima di trent'anni. In Brasile, infatti, non è contemplata una pena superiore. Il problema è però stato risolto grazie al rientro diretto dalla Bolivia e senza la necessità di una nuova procedura di estradizione.
La richiesta dell'ergastolo, comunque simbolica, era arrivata con forza da Matteo Salvini, vice presidente del Consiglio e Ministro dell'Interno: «È un assassino, non un ideologo o un filosofo. E dovrà marcire in galera fino all'ultimo dei suoi giorni. Questo assassino non deve uscire di galera perché quando toglieva la vita agli innocenti non si è posto il fatto che l'ergastolo fosse umano e disumano».
Sarebbe stato altrettanto simbolico un suo passaggio in Brasile, dove viveva dal 2004. La polizia federale avrebbe in parte rimediato alla figuraccia di esserselo prima fatto scappare e poi di averlo inseguito senza successo in oltre 30 operazioni, fra cui una semi-comica in una barca sul Rio delle Amazzoni dove non c'era nessuno.
I RAPPORTI ROMA-BRASILIA
Il caso Battisti, seguito in questi anni con competenza e attenzione dalla delegazione italiana in Brasile, darà comunque il via a una nuova fase dei rapporti fra Brasile e Italia, che dal 2011 si erano impantanati a causa dell'ex terrorista.
Alfredo Spalla
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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