IL RETROSCENA
ROMA A volte la notizia sta nei silenzi. Così non è un

Sabato 14 Settembre 2019
IL RETROSCENA
ROMA A volte la notizia sta nei silenzi. Così non è un caso che dopo aver imposto un'accelerazione alla nomina dei sottosegretari e completato la squadra del governo, Giuseppe Conte non abbia annunciato per la settimana prossima vertici con Luigi Di Maio e Dario Franceschini. O qualche cabina di regia o consiglio di gabinetto. Nella testa del premier, il governo giallo-rosso non sarà retto da un triunvirato come è accaduto con il Conte I, quando l'avvocato del popolo si riuniva a palazzo Chigi assieme a Di Maio e Matteo Salvini prodighi di indicazioni, se non di imposizioni. Il Conte II, avrà un presidente del Consiglio che «sarà garante e sintesi» tra M5S, Pd e Leu. E avocherà a sé la guida della task force sugli investimenti.
Conte è determinato a completare la sua metamorfosi. «D'ora in poi», dicono i suoi, «il ritmo e il passo del governo saranno dettati dal presidente del Consiglio. E non ci saranno neppure riunioni di gabinetto con i leader di Pd e M5S. Certo, quando sarà necessario sciogliere qualche nodo, sarà inevitabile un incontro con i capi delegazione Di Maio e Franceschini. Ma la sintesi, di norma, si troverà nella collegialità del Consiglio dei ministri». Ancora più chiaro: «Questo non sarà un governo Conte, Di Maio, Franceschini, ma il governo Conte, improntato al decisionismo di Conte».
Nell'entourage del premier si parla di «nuovo corso». E si sottolinea che «cambierà anche il metodo di lavoro nel Consiglio dei ministri»: «Il governo si riunirà ogni giovedì, l'ordine del giorno sarà chiaro e dettagliato, senza provvedimenti fuori sacco arrivati all'ultimo minuto privi del visto degli uffici legislativi. Dunque non potranno più esserci manine o manone che inseriscono misure last minute e neppure provvedimenti approvati salvo intese».
Un progetto di lavoro ambizioso, tutto da verificare. Ma già ieri, varando la squadra, Conte ha imposto tra i 21 sottosegretari grillini il suo Mario Turco, che ha voluto accanto a sé nel ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, affidandogli l'importante delega alla programmazione economica e agli investimenti. Per lanciare la sua «task force per la crescita». E per riequilibrare i pesi, dopo aver dovuto subire la nomina di Riccardo Fraccaro imposta da Di Maio.
Un piede a palazzo Chigi è riuscito a metterlo anche il Pd, con Andrea Martella, nominato sottosegretario ala presidenza del Consiglio con delega all'Editoria. Incarico che sommato alla Comunicazioni, andate ad Andrea Manzella (zingarettiano doc), dà al Pd il controllo del settore dell'informazione. Rai inclusa. In più, il Nazareno si è blindato all'Economia, bocciando la richiesta M5S di fare viceministro unico Laura Castelli: oltre al ministro Roberto Gualtieri, i dem hanno il vice Antonio Misiani. Pareggio invece agli Interni, dove la tecnica Luciana Lamorgese, sarà affiancata da due viceministri: Matteo Mauri (Pd) e Vito Crimi (M5S). Lo Sviluppo economico è invece saldamente nella mani dei 5Stelle con Stefano Patuanelli e il vice Stefano Buffagni.
Alberto Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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