Governo senza pace: duello su Autonomia, lavoro e grandi opere

Lunedì 22 Luglio 2019
LA GIORNATA
ROMA La crisi di governo? Improbabile. Le fibrillazioni? Sono certe. Questa la minestra che si sta preparando per la prossima settimana. Il dossier sul quale concentrare il tira e molla sarà quello delle Autonomie regionali, sul quale la pressione del Nord su Matteo Salvini è fortissima. Ma sullo sfondo pesa anche la questione Russia (Giuseppe Conte ne parlerà in Senato mercoledì) e della Tav poiché, scontri con la polizia a parte, venerdì il governo italiano deve chiarire all'Ue cosa vuole fare pena la perdita dei finanziamenti europei.
I TONI
Sulle Regioni ieri lo scontro tutto sommato si è attenuato. Il premier ha scritto una lettera al Corriere della Sera per chiedere uno stop agli insulti e i governatori di Lombardia e Veneto hanno scritto una controlettera sottolineando di «essere stati feriti dal premier». Tanto è bastato, secondo fonti di Palazzo Chigi, per far apprezzare a Conte i toni diversi, interpretandoli all'interno di un corretto confronto istituzionale. I due governatori sanno che, nella loro offensiva su Conte, possono triangolare con Salvini. Tuttavia il leader leghista non si sbottona. Il dossier Autonomia è spinoso anche per lui, perché deve tenere l'equilibrio tra le ragioni del Nord e un Meridione che per la Lega è terra di conquista. Salvini, raccontano fonti a lui vicine, attenderà il vertice di domani pomeriggio a Palazzo Chigi prima di prendere una decisione. Uno scontro da cui il governatore dem Stefano Bonaccini si chiama fuori: «Anche noi firmeremo l'autonomia se saremo convinti, ma sulla scuola la proposta del premier Conte è esattamente quella dell'Emilia-Romagna. Non vogliamo insegnanti dipendenti della Regione. La nostra proposta non spaventa nessuno, quindi forse è quella più equilibrata». Aggiunge un altro presidente dem come Enrico Rossi: «Se la Toscana, a causa della riforma che vuole il Veneto e la Lombardia, si vedrà lesa non avrà timori a dare battaglia politica, fino a fare ricorso alla Corte Costituzionale». Poi l'annuncio di Nello Musumeci, governatore della Sicilia: «Chiedo formalmente, fin da subito, di procedere alla convocazione di tutte le Regioni italiane».
LA SFIDA
Salvini prima di domani non sarà a Roma. I rapporti con Conte e Di Maio sono ai minimi termini, i contatti ridotti allo zero, gli eventuali incontri chiarificatori per ora solo annunciati. Del resto anche dalle parti di Palazzo Chigi quelle che sono definite come minacce di crisi a mezzo stampa, che arrivano un giorno sì e l'altro pure, cominciano a infastidire. «C'è un governo che, al di là delle minacce, lavora febbrilmente», fanno notare fonti governative ricordando l'agenda fittissima di riunioni che Conte ha avuto e avrà nei prossimi giorni, quando vedrà pure le parti sociali.
E Di Maio? Prepara, raccontano fonti pentastellate, un'offensiva sul taglio dei parlamentari, riforma centrale che, secondo il Movimento, potrebbe essere tra i motivi non detti della volontà della Lega di rompere.
Sull'Autonomia, per ora, il leader M5S non si esprime: nel Movimento si ribadisce come la riforma è nel contratto per i Cinque Stelle va fatta, ma bene, e la rivolta dei governatori non è altro che l'apertura di un fronte interno alla Lega. Tanto che le uniche riflessioni della giornata Di Maio le dedica al salario minimo, tema sul quale finisce sotto attacco della Lega. «Chi frena il provvedimento pugnala i lavoratori», avverte il vicepremier M5s annuncia, sulla proposta di legge, «novità nei prossimi giorni». Novità che non si vedono, invece, sul fronte di eventuali riunioni tra il premier, o Di Maio, e Salvini. Ed è a Conte che, in questi giorni, il leader della Lega punta con forza, tanto da aver messo momentaneamente da parte anche il tema rimpasto.
D.Pir.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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