Condono sulle multe e sforbiciata all'Ires Il Tesoro in Alitalia

Giovedì 25 Aprile 2019
IL PROVVEDIMENTO
ROMA Venti giorni dopo il primo via libera in Consiglio dei ministri, il cosiddetto decreto crescita vede finalmente la luce. Anche se molti capitoli restano ancora aperti e la strada dell'approvazione in Parlamento si prevede già accidentata. Il provvedimento, che nelle speranze del governo gialloverde deve servire a rilanciare la crescita del Paese, stanzia risorse per quasi due miliardi in tre anni. Nel testo, oltre al provvedimento salva-truffati che riguarda i soci delle ex popolari venete, ci sono fra l'altro sconti fiscali per le imprese, incentivi al settore immobiliare e per il rientro dei cervelli e tutela del made in Italy.
GLI INVESTIMENTI
Il ministero dell'Economia precia che il decreto prevede uno «stanziamento complessivo di circa 1,9 miliardi di euro nel 2019-2021, di cui un miliardo nel solo 2019 e 450 milioni annui nel biennio 2020-2021». «Abbiamo varato un decreto di 45 articoli, non abbiamo avuto il tempo di spiegarlo ma si tratta di un corposo strumento normativo che favorisce il rafforzamento delle imprese e consente loro di essere più competitive pure nei mercati globali», sostiene il premier Giuseppe Conte, sottolineando che il governo è al lavoro «per non precipitare il Paese in un clima di austerity».
«Investimenti, incentivi, imprese, immobili. Per rilanciare l'economia - scrive ancora il ministero di via XX settembre - il governo punta su quattro direttrici d'azione» che «riassumono un insieme organico di misure per sostenere da subito il sistema produttivo e invertire il trend negativo degli investimenti». Il miliardo stanziato nel primo anno servirà in gran parte a finanziare quattro interventi: 500 milioni vanno ai fondi per i comuni per interventi di efficientamento energetico e lo sviluppo territoriale sostenibile; 150 milioni al fondo di garanzia per la media industria, finalizzato a garantire nuovi investimenti; 100 milioni al fondo di garanzia per la prima casa e altri 100 milioni per il progetto «smart and start» che finanzia nuove imprese nel settore digitale a tasso zero.
Nel testo ci sono poi altre misure destinate, secondo il governo, a dare una spinta alla crescita per raggiungere quest'anno almeno il +0,2% stimato nel Documento di economia e finanza (Def). Torna il superammortamento al 130% sui beni strumentali, scompare la mini-Ires al 15% sostituita da un taglio progressivo dell'aliquota sugli utili reinvestiti. Nel 2022 si arriverà al 20,5% dall'attuale 24%. La deducibilità dell'Imu sui capannoni passa quest'anno dal 40% al 50% per arrivare al 70% nel 2022. Lo sconto fiscale al 75% o all'85% per la messa in sicurezza antisismica viene estesa dalla zona 1 alle zone 2 e 3 di rischio sismico. Le imposte di registro, ipotecaria e catastale saranno fisse a 200 euro ciascuna per i trasferimenti di interi fabbricati a favore di imprese di costruzione che, entro i successivi dieci anni, provvedano alla loro demolizione e ricostruzione, anche con variazione volumetrica. Viene rifinanziato con 100 milioni il Fondo di garanzia per la prima casa che concede garanzie fino al 50% della quota capitale di mutui ipotecari non superiori a 250.000 euro.
Arriva anche un nuovo condono. Regioni, province, città metropolitane e Comuni potranno attivare la definizione agevolata delle entrate non riscosse per multe e tasse locali, stabilendo l'esclusione delle sanzioni.
E la norma Pernigotti, come l'ha ribattezzata Luigi Di Maio, istituisce il marchio storico di interesse nazionale con relativo registro all'ufficio brevetti: per tutelare il made in Italy, il dl crescita prevede l'iscrizione d'ufficio in caso di chiusura del sito produttivo o di delocalizzazione con conseguente licenziamento collettivo, con sanzioni nel caso in cui non venga comunicato dall'azienda il verificarsi di una di queste ipotesi. Il relativo Fondo di tutela ha una dotazione iniziale di 100 milioni di euro nel 2020.
CRISI ALITALIA
Infine l'Alitalia. Il comunicato di Palazzo Chigi parla di norme che «definiscono le modalità di ingresso del ministero dell'Economia» nel capitale di Alitalia, mentre al Tesoro si evidenzia la «predisposizione» del quadro necessario a un ingresso solo «eventuale». La partecipazione dello Stato è autorizzata nel limite dell'importo maturato a titolo di interessi sul prestito pubblico di 900 milioni concesso alla società dallo Stato.
Jacopo Orsini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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