«Ho contagiato io il mio collega a tavola Immuni? Non sono riuscito a scaricarla»

Giovedì 1 Ottobre 2020
«Vivo alla giornata. Credo di riuscire a farcela. Resisto, non sono ancora corso in ospedale ma il virus è ancora dentro di me, mi sta dando filo da torcere». Francesco Mollame, 58 anni, senatore siciliano del Movimento 5Stelle non è ancora uscito dal tunnel. Martedì 21 settembre, poco prima di partire per Roma, la comparsa della febbre, la chiamata alla guardia medica, poi l'isolamento.
Come si sente, senatore?
«Ho ancora febbre. Va su e giù, per fortuna non come i primi giorni. Per alcune notti non sono riuscito a dormire. Ho tosse, difficoltà respiratorie. Mi controllo con un macchinetta che monitora l'ossigeno e il battito cardiaco. Mi dicono che sono appena sopra la soglia minima. Se peggioro mi ricoverano. Sono a casa con mia moglie. Lei sta bene, viviamo in camere separate».
Come ha scoperto di aver contratto il coronavirus?
«Ho cominciato ad avere i sintomi il 17 settembre. Siccome ho una malformazione congenita al setto nasale ho pensato che fosse colpa dell'aria condizionata in aereo. Ho continuato a girare sul territorio per la campagna elettorale per le amministrative. Poi ho cominciato a sentirmi male. Il fatto è che ho avuto l'esito del tampone solo cinque giorni dopo essermi sottoposto al controllo. Mi sono lamentato, mi hanno risposto che i laboratori erano intasati, che c'erano troppe richieste».
Ha capito come è successo?
«Sì, sono risalito all'inconsapevole untore'. Era asintomatico, mi sono fatto dare un passaggio in macchina».
Ha saputo che anche il suo collega Croatti è positivo?
«Credo a causa mia. Mi ha invitato per una iniziativa in Emilia il 18. Anche con lui sono andato in giro in macchina. E poi in una trattoria ad Imola a mangiare. Siamo esseri umani, la distrazione, un momento di leggerezza è dietro l'angolo. A tavola ovviamente non avevamo i dispositivi sanitari ma io in questo periodo di pandemia ho sempre utilizzato la mascherina».
Ma lei la app Immuni l'aveva scaricata?
«Non sono riuscito a scaricarla, ma ho ricostruito ugualmente tutti i contatti delle due ultime settimane. Ho denunciato tutti i nomi di quelli con i quali sono stato in contatto e ho chiamato gli uffici M5S al Senato appena mi è salita la febbre. Questo virus è una brutta bestia davvero. L'esperienza insegna».
Cosa?
«Il virus lo vivo sulla mia pelle. Si è diffuso a macchia d'olio, non ci sono più zone franche. L'Italia è stato il primo Paese ad essere stato colpito. Abbiamo dato subito un segnale forte, ci siamo attrezzati a livello medico e bene ha fatto il governo a tutelare la salute pubblica. Dai guai economici se ne esce fuori, i morti non li recuperi più».
È preoccupato per questa seconda ondata?
«Noi italiani abbiamo la memoria corta. Prima ci disperiamo, poi dimentichiamo presto quello che è successo. Non sono un virologo o un medico e sono sostanzialmente sano ma posso dire che me la sto vedendo brutta Temo che con il freddo il virus possa galoppare».
Ora la paura è anche a palazzo Madama...
«Nella mia disperazione sono stato fortunato. Nel momento in cui ho contratto il Covid il Senato era chiuso».
Qual è il consiglio da dare ai suoi colleghi senatori?
«Di prendere tutte le cautele possibili, di non rischiare mai. Mi rivolgo a loro, ai giovani, a tutti: serve rigore massimo».
Pensa che il Senato debba chiudere?
«No, ci sono decreti da convertire, avevo presentato anch'io emendamenti al dl agosto. Però sono necessari tamponi per tutti. Serve la sanificazione degli ambienti e soprattutto rispetto del distanziamento. Con il Covid, sia chiaro, non si scherza».
E.P.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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