Gli Usa e Johnson partono subito Ue in ritardo, freno all'economia

Giovedì 3 Dicembre 2020
IL CASO
ROMA Per i sostenitori della Brexit è il padre di tutti gli spot: il Regno Unito rilascia la prima autorizzazione della storia di un vaccino anti Covid (Pfizer-BioNTech) perché non deve più affidarsi ai tempi più lunghi dell'Unione europea. Così, già all'inizio della prossima settimana, comincerà a vaccinare gli operatori sanitari. E gli Stati Uniti? Tra l'8 e il 10 dicembre la Fda (l'autorità americana) dovrebbe dare il via libera sia a Pfizer sia al vaccino di Moderna (che usa la stessa tecnica innovativa dell'Rna messaggero): entro la terza settimana di dicembre partirà così la vaccinazione per medici e infermieri in prima linea (la Casa Bianca intanto ha convocato i vertici di Fda seccata perché il Regno Unito ha giocato d'anticipo). L'Ema, l'ente per il farmaco europeo, si esprimerà invece solo il 29 dicembre su Pfizer e il 12 gennaio su Moderna. In sintesi, ci sarà almeno un mese di ritardo nell'avvio delle vaccinazioni.
Ma la corsa è cominciata ovunque. In Cina la vaccinazione di categorie ristrette (dall'esercito agli operatori sanitari) è iniziata da tempo; negli Emirati Arabi si sta usando un vaccino cinese; la Turchia comincerà tra una settimana con il vaccino di Sinovac (sempre cinese); Putin ha ordinato di partire con le vaccinazioni in Russia su larga scala dello Sputnik; i media indiani e di Singapore annunciano come imminente l'autorizzazione all'uso di un vaccino anti Covid-19. In sintesi: il resto del mondo prepara le siringhe, gli aerei stanno già volando per la consegna delle prime dosi. L'Unione europea è più prudente. Una constatazione amara per l'Italia, che ogni giorno conta tra 600 e 800 morti, per la Germania se si tiene conto che BioNTech è tedesca, ma pesante anche per l'economia dell'Unione europea. Gli effetti rischiano di essere profondi, perché i primi Paesi che avviano l'immunizzazione della popolazione, saranno anche i primi a completarla e dunque a riavvicinarsi a quella normalità che consentirà a industrie, commercio e perfino turismo di ripartire. Un esempio: a metà del 2021 avremo cittadini di serie A (chi è stato immunizzato e potrà dunque anche viaggiare) e cittadini di serie B (chi non è stato vaccinato e non potrà salire su un aereo o superare una frontiera), ma a causa di questo ritardo nella seconda categoria ci saranno molti più europei che britannici, americani, russi o cinesi.
PRUDENZA
Certo, arrivare primi non significa per forza arrivare bene, perché le incognite di questa operazione sono enormi. E ieri dall'Ema, in modo inusuale, hanno risposto al ministro della Salute britannico, Matt Hancock che aveva dichiarato: «Abbiamo potuto autorizzare il vaccino prima di tutti grazie a Brexit, non abbiamo dovuto aspettare i tempi lunghi dell'Unione europea». Replica dell'Ema: la nostra procedura è più appropriata in quanto si basa su più prove e richiede più controlli rispetto alla procedura di emergenza della Gran Bretagna. Secondo Guido Rasi, fino a pochi giorni fa ai vertici di Ema, la mossa inglese è un «passo sostanzialmente politico non privo di rischi». La formula usata da Mhra (l'autorità dei farmaci britannica) è quella dell'autorizzazione all'uso di emergenza in caso di pandemia. Al di là di Brexit, è consentita anche dai regolamenti della Ue. Boris Johnson ha rivendicato: «Negli anni a venire ricorderemo questo come il giorno nel quale il Regno Unito ha guidato una svolta dell'umanità contro questa malattia». L'ambasciatore della Germania a Londra ha ribattuto che BioNTech è tedesca e che si tratta di «un grande successo e di uno sforzo internazionale». Il ministro della Salute tedesco, Jens Spanh: «Il punto non è essere i primi, ma avere vaccini sicuri ed efficaci, che creino fiducia. E niente è più importante della fiducia rispetto ai vaccini».
Mauro Evangelisti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci