Gli Stati Uniti lasciano l'Oms California, boom di contagi

Sabato 30 Maggio 2020
LA DECISIONE
NEW YORK «America First» diventa sempre di più «America alone». Da ieri Donald Trump ha deciso che gli Stati Uniti usciranno formalmente dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. La decisione viene qualche settimana dopo che il presidente aveva già annunciato un drastico taglio nei finanziamenti all'organizzazione dell'Onu che combatte le malattie al livello mondiale. Trump aveva già allora sostenuto, e lo ha ripetuto ieri, che l'Oms è colpevole di aver coperto le responsabilità dei cinesi nella nascita ed espansione della pandemia da coronavirus. Vari altri Paesi avevano riconosciuto che l'Oms aveva compiuto degli errori, ma tutti avevano suggerito a Trump di non indebolire l'Oms nel momento in cui una pandemia sta falciando vite in tutto il globo.
I PROBLEMI
La collaborazione mondiale non sembra proprio essere in cima alle priorità del presidente, mentre i dati confermano che nel comportamento del coronavirus c'è qualcosa di matematicamente certo, e che dovrebbe essere gestito collegialmente. Lo dimostrano gli ultimi dati che arrivano dagli Stati che hanno riaperto due settimane fa, dove il virus ha ripreso forza. È il caso del Wisconsin, del Mississippi e dell'Alabama. Il Wisconsin è il caso più clamoroso, poiché ha riaperto di colpo, dopo un ricorso dei legislatori repubblicani alla Corte Suprema statale, contro il decreto del governatore democratico. I giudici hanno dato ragione ai repubblicani che lamentavano un lockdown troppo severo, e da un'ora all'altra il lockdown è scaduto. I bar si sono riempiti, e ora, due settimane più tardi, il numero dei contagi nello Stato è salito a quasi 17 mila, con 539 decessi. Solo perché le due grandi aree metropolitane di Milwaukee e Madison hanno immediatamente adottato loro decreti locali di lockdown, i numeri non sono stati anche peggiori.
I DATI
Un altro esempio che deve servire da ammonimento viene dalla California, dove in 24 ore i casi di contagio sono balzati in alto di oltre 2700 casi e dove, come conseguenza, alcune contee stanno richiudendo i battenti, dopo averli aperti. Al livello nazionale, i casi di contagio continuano, ma con numeri meno drammatici di uno o due mesi fa, soprattutto perché la diffusione del virus negli Stati focolaio, come New York, New Jersey e Massachusetts, è quasi sotto controllo. Ma non ci sono dubbi che il coronavirus sia ancora in fase di diffusione nel Paese, e da mercoledì il totale dei decessi è tornato sopra quota mille al giorno (intorno ai 1200-1300). Ma queste morti sono spalmate fra i 50 Stati. A tutto ieri il totale dei contagi negli Usa toccava quota 1 milione e 767 mila, e i decessi erano 103 mila e 500, cioè il 29 per cento del totale delle morti al livello globale. Al secondo posto adesso c'è il Brasile, dove il laissez faire del presidente Jair Bolsonaro non ha certo aiutato. Il numero dei contagi e delle morti cresce a dismisura, con 321 mila contagi e quasi 25 mila decessi. E molti assicurano che questo è solo la punta dell'iceberg, e che i numeri sono molto più devastanti, ma ignorati per mancanza di test e assistenza medica.
Anna Guaita
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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