GLI ESPERTI
VENEZIA Quando tutto questo sarà finito, l'immagine dei camion

Martedì 24 Marzo 2020
GLI ESPERTI
VENEZIA Quando tutto questo sarà finito, l'immagine dei camion dell'esercito, carichi di feretri della Bergamasca e incolonnati per i crematori del Nord, resterà una delle più strazianti dell'album Coronavirus. Ma dietro l'emotività, già adesso c'è la matematica: considerando per omogeneità i dati ministeriali aggiornati a ieri mattina, in Lombardia il tasso di letalità, cioè il rapporto fra numero di morti e totale dei contagiati, è del 13,1%, così come mediamente in Italia è del 9,5%, mentre invece in Veneto è pari al 3,4%. Questione di calcoli disallineati per effetto di strategie differenti, secondo gli esperti.
MANCATE DIAGNOSI
Il parametro di riferimento è la Cina, dove il rapporto finale dell'Organizzazione mondiale della sanità ha contato 3.259 vittime e un tasso di letalità del 3,8%, in linea con quello del Veneto, rispetto al quale i valori dell'Italia e della Lombardia sono invece, rispettivamente, triplo e quadruplo. Spiega il professor Andrea Crisanti, direttore dell'unità di Microbiologia e Virologia dell'azienda ospedaliera di Padova: «All'appello in Italia mancano almeno 250.000 asintomatici, per la maggior parte concentrati in Lombardia, e altri 200.000 sintomatici, che sicuramente ci sono. Il virus è sempre lo stesso nelle varie regioni, quello che cambia è il fatto che in Veneto sono stati fatti molti più tamponi che altrove». Secondo l'ultima rilevazione comparabile, i 61.115 test effettuati in Veneto hanno permesso di scovare 5.505 malati (un positivo ogni 11 esami), mentre in Lombardia i 28.761 contagiati sono stati trovati con 73.242 analisi (uno ogni 2,5). Dunque la Lombardia ha più del doppio degli abitanti del Veneto (10 milioni contro 4,9), ma non ha svolto un numero doppio di tamponi, anzi.
I FANTASMI
Di conseguenza qui il contagio è stato messo sotto controllo, mentre altrove ci sono 450.000 fantasmi che non sanno di essere malati e intanto propagano il patogeno, aggravando il bilancio complessivo di ricoverati e vittime. «La verità afferma Crisanti è che l'epidemia in atto ha dimensioni notevolissime ed è giusto che gli italiani lo sappiano. Mentre in Veneto è stata chiusa subito l'area di Vo' e sono stati fatti tantissimi tamponi, con un impatto gigantesco in termini di contenimento dei morti e dei ricoveri, in certe zone della Lombardia è stata un'autentica follia non isolare subito i focolai. Eppure i numeri, diffusi dalla Protezione civile nazionale, erano ben evidenti a tutti fin dal 21 febbraio: a Vo' c'era il 3% di infetti. Con un R0 stimato al ribasso in 2 (ciascun malato contagia altri due soggetti, ndr.), si fa presto a fare i conti: si arriva a proporzioni del 20-25% di infetti, ad oggi, nelle regioni più coinvolte».
TERAPIE INTENSIVE
Il ragionamento è condiviso dal professor Dario Gregori, responsabile dell'unità di Biostatistica, Epidemiologia e Sanità Pubblica dell'Università di Padova: «È difficilissimo comparare le situazioni delle diverse regioni, perché purtroppo non c'è omogeneità nel numero dei tamponi effettuati. Ma un dato è più confrontabile di altri: quello relativo ai ricoveri in Terapia Intensiva, benché a sua volta influenzato dal fatto che i test diffusi permettono un'identificazione precoce del contagio e quindi un intervento sanitario più efficace». Attraverso il portale dello studio Covid-19-Italia, aggiornato in tempo reale, osserviamo noi stessi che la Lombardia non ha solo molti più pazienti intubati del Veneto (1.183 contro 281), ma anche una curva di crescita che si impenna molto di più e molto più rapidamente. «L'approccio del Veneto sottolinea Gregori è stato simile a quello della Corea: più largo nel fare i tamponi, estendendoli anche agli asintomatici. In questo sono stati effettuati dei test apparentemente inutili, ma in realtà fondamentali per contenere le infezioni e gestire meglio la situazione nelle strutture sanitarie». E, come ricorda il friulano il friulano Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità, «la grande battaglia è fare in modo che i contagiati non arrivino in ospedale».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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