GLI ATTACCHI
VENEZIA C'è il risentimento sociale che cova, per l'appunto,

Venerdì 15 Novembre 2019
GLI ATTACCHI
VENEZIA C'è il risentimento sociale che cova, per l'appunto, soprattutto nei social. Ma c'è anche il livore territoriale del Sud contro l'autonomia del Nord. E c'è pure l'accusa politica, mossa da esponenti del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico, contro la Lega che governa il Veneto, imputata di collusioni con la Forza Italia dello scandalo Mose. Nei giorni della commozione e della solidarietà per l'emergenza maltempo, Venezia diventa anche il bersaglio di attacchi e lo sfondo di polemiche.
LO SNOBISMO
Per esempio ieri sul web veniva rilanciato l'epitaffio dello scrittore padovano Ferdinando Camon: «Venezia sta morendo». Al che tale Malsai Cuecia, soprannome di un utente di Twitter, rispondeva così: «Può lamentarsi, ma fino a un certo punto. Venezia spenna i turisti e poi ci sputa sopra, Venezia fa pagare un biglietto d'ingresso ai non veneti, Venezia si è snobisticamente chiusa in un suo essere migliore. Ora piange attribuendo colpe ad altri?». Parole lette in laguna come la versione pacata di insulti assai più sprezzanti, quali quelli che in questi giorni hanno accompagnato le immagini degli alberghi di lusso invasi dalla marea, indignando fra gli altri i capigruppo della maggioranza in Consiglio regionale.
Il leghista Nicola Finco è furioso: «I commenti velenosi, cattivi e del tutto fuori luogo rivolti ai veneziani in questi giorni dai soliti codardi del web sono semplicemente indecenti. Insultare gli hotel storici ridotti in ginocchio dall'acqua alta di martedì significa insultare tutta una città. Dietro quegli alberghi infamati non c'è solo il ricco turista, ma una pagina della storia veneziana e soprattutto centinaia di persone e di famiglie che lavorano contribuendo all'economia di tutta la regione». Arrabbiata è anche la zaiana Silvia Rizzotto: «La maggioranza degli italiani solidarizza con i veneti, ma la commissione Segre valuti le discriminazioni social al nostro popolo martoriato».
Fra queste viene annoverato pure un post su Facebook diventato un caso, quello firmato da una certa Simona Guidozzi: «Lasciamoli annegare... vogliono l'autonomia... ecco, ci pensassero loro da soli a risolversi il problema senza chiedere come fanno sempre i soldi a Roma per lo stato di calamità in cui versano perennemente». Il profilo è stato cancellato, però il vicegovernatore Gianluca Forcolin pensa alla denuncia: «Questa va querelata. Non si scherza sulle disgrazie, mai!».
GLI AVVERSARI
L'onda lunga di teorie come la secessione dei ricchi finisce dunque per travolgere anche Venezia. Una città del Nord su cui peraltro si è accesa troppa luce secondo Luigi De Magistris, sindaco di Napoli: «Tendenzialmente c'è un atteggiamento di assoluta discriminazione, quando accadono cose del genere al Sud c'è molta meno attenzione».
Così l'acqua alta si trasforma in un terreno di scontro fra avversari politici, a costo di commettere gaffe. Il pentastellato Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri, ha dichiarato: «Come sempre in Italia si guarda al dito e non alla luna... su Venezia ci si dimentica che il Veneto è governato da decenni ormai dalla stessa forza politica che ha avuto svariate inchieste per tangenti legate proprio al Mose».
Via social l'europarlamentare dem Alessandra Moretti ha commentato così l'immagine di Giancarlo Galan e Luca Zaia che sorridono e fanno il segno di vittoria: «In questa foto ci sono Galan e Zaia che esultano per il lancio del Mose. Il progetto nasce col governo Berlusconi nel 2003. Sono passati 16 anni, spesi 5,493 miliardi di euro. La diga è una cattedrale di ruggine sotto la laguna di Venezia. Questo è il buongoverno della destra». Questo il contro-video leghista: «La Moretti, smemorata, diffonde fake news. La foto è del 2006, scattata per il lancio del logo turistico veneto. Però la Moretti sul Mose scorda qualcosa. Il suo partito (Pd) nello scandalo è dentro fino al collo». Vengono ricordati gli arresti dell'allora sindaco Giorgio Orsoni e dell'ex consigliere regionale Giampietro Marchese, «mentre i magistrati definivano Zaia antagonista al malaffare. La Moretti non era contro le fake news? In Veneto si dice... prima de parlar tasi!». (a.pe.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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