GLI ATTACCHI
TREVISO A Casier nel Trevigiano una sassaiola indirizzata verso una volante della polizia. A Lampedusa un incendio doloso che ha distrutto un furgone. Due fatti distinti, eppure legati da un comune bersaglio: i due centri d'accoglienza gestiti dalla società Nova Facility con sede nella Marca. Il primo è avvenuto sulla scorta dei tumulti che, dall'esplosione del focolaio di Coronavirus che ha visto positiva buona parte dei profughi, stanno mettendo a ferro e fuoco la ex caserma Silvio Serena. Lunedì il ministro dell'Interno aveva denunciato «Gravi ritardi e mancanze nella gestione dell'emergenza» e ieri in un vertice con questura, Usl e società il prefetto ha deciso che i profughi negativi al tampone saranno trasferiti altrove. Il secondo è invece riconducibile a una mano ignota, a cui i carabinieri stanno cercando di associare un nome e un volto.
L'ATTACCO ALLA POLIZIA
Attorno alla mezzanotte tra lunedì e martedì la caserma convertita cinque anni fa in struttura per richiedenti asilo ha visto scoppiare l'ennesimo scontro fra ospiti. Una problematica ben nota, che spesso vede contrapposti soggetti provenienti da Paesi con culture e usanze diverse. Da giugno, con il primo limitato focolaio di Covid, la situazione è precipitata ulteriormente. L'altra notte dall'interno dello hub sono stati lanciati diversi blocchi di calcestruzzo che hanno colpito e ammaccato un'auto della questura posteggiata in strada per il servizio d'ordine. Gli agenti erano all'esterno e hanno evitato i colpi, ma ora sono in corso indagini per identificare gli autori del gesto, che sarebbero però i responsabili di tutti gli altri episodi violenti.
MEZZO A FUOCO
Quasi contemporaneamente, alle 2 di martedì, all'esterno del centro di prima accoglienza di contrada Imbriacola a Lampedusa i pompieri sono accorsi estinguendo il rogo che ha distrutto un furgone in uso alla Nova Facility per trasferire nella struttura i profughi appena sbarcati. Lo aveva parcheggiato mezz'ora prima un volontario, che avrebbe anche notato l'insolita presenza di un'auto in quella strada che conduce alle campagne e dove si trova solo un pugno di case. Spento l'incendio, sono state rinvenute tracce di un accendifuoco per uso domestico che hanno evidenziato la dolosità del gesto, i cui responsabili al momento sono ancora ricercati dai carabinieri.
LE REAZIONI
Durissima la condanna da parte di Gian Lorenzo Marinese, il presidente della società trevigiana che gestisce i due centri. «Quello a Treviso è stato l'ennesimo esempio della pericolosità di alcuni dei soggetti ospitati, sempre gli stessi, che ci rendono impossibile lavorare e procedere con i protocolli sanitari per contrastare il Coronavirus ha spiegato. Lo chiediamo da due mesi: questi personaggi vanno puniti e allontanati». Anche in merito al rogo di Lampedusa Marinese è ferreo: «Si è trattato di un atto ignobile, vile e inaccettabile. Un gesto chiaramente intimidatorio a cui noi risponderemo con quello che abbiamo sempre fatto: lavorando per l'accoglienza e la solidarietà. Purtroppo non ci sono telecamere in quell'area della struttura, tanto più che il furgone era posteggiato all'esterno. Un'abitudine quotidiana, che evidentemente non deve essere sfuggita a qualcuno chiosa il presidente . Non ho idea del movente dell'incendio, non abbiamo mai ricevuto intimidazioni o minacce prima. Quel che è certo è che è un messaggio chiaro, ma che non fermerà noi e la nostra opera. Le autorità e il prefetto di Agrigento ci hanno immediatamente dimostrato piena solidarietà, ora confidiamo che le forze dell'ordine possano al più presto fare chiarezza sulle responsabilità reali».
Serena De Salvador
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA TREVISO A Casier nel Trevigiano una sassaiola indirizzata verso una volante della polizia. A Lampedusa un incendio doloso che ha distrutto un furgone. Due fatti distinti, eppure legati da un comune bersaglio: i due centri d'accoglienza gestiti dalla società Nova Facility con sede nella Marca. Il primo è avvenuto sulla scorta dei tumulti che, dall'esplosione del focolaio di Coronavirus che ha visto positiva buona parte dei profughi, stanno mettendo a ferro e fuoco la ex caserma Silvio Serena. Lunedì il ministro dell'Interno aveva denunciato «Gravi ritardi e mancanze nella gestione dell'emergenza» e ieri in un vertice con questura, Usl e società il prefetto ha deciso che i profughi negativi al tampone saranno trasferiti altrove. Il secondo è invece riconducibile a una mano ignota, a cui i carabinieri stanno cercando di associare un nome e un volto.
L'ATTACCO ALLA POLIZIA
Attorno alla mezzanotte tra lunedì e martedì la caserma convertita cinque anni fa in struttura per richiedenti asilo ha visto scoppiare l'ennesimo scontro fra ospiti. Una problematica ben nota, che spesso vede contrapposti soggetti provenienti da Paesi con culture e usanze diverse. Da giugno, con il primo limitato focolaio di Covid, la situazione è precipitata ulteriormente. L'altra notte dall'interno dello hub sono stati lanciati diversi blocchi di calcestruzzo che hanno colpito e ammaccato un'auto della questura posteggiata in strada per il servizio d'ordine. Gli agenti erano all'esterno e hanno evitato i colpi, ma ora sono in corso indagini per identificare gli autori del gesto, che sarebbero però i responsabili di tutti gli altri episodi violenti.
MEZZO A FUOCO
Quasi contemporaneamente, alle 2 di martedì, all'esterno del centro di prima accoglienza di contrada Imbriacola a Lampedusa i pompieri sono accorsi estinguendo il rogo che ha distrutto un furgone in uso alla Nova Facility per trasferire nella struttura i profughi appena sbarcati. Lo aveva parcheggiato mezz'ora prima un volontario, che avrebbe anche notato l'insolita presenza di un'auto in quella strada che conduce alle campagne e dove si trova solo un pugno di case. Spento l'incendio, sono state rinvenute tracce di un accendifuoco per uso domestico che hanno evidenziato la dolosità del gesto, i cui responsabili al momento sono ancora ricercati dai carabinieri.
LE REAZIONI
Durissima la condanna da parte di Gian Lorenzo Marinese, il presidente della società trevigiana che gestisce i due centri. «Quello a Treviso è stato l'ennesimo esempio della pericolosità di alcuni dei soggetti ospitati, sempre gli stessi, che ci rendono impossibile lavorare e procedere con i protocolli sanitari per contrastare il Coronavirus ha spiegato. Lo chiediamo da due mesi: questi personaggi vanno puniti e allontanati». Anche in merito al rogo di Lampedusa Marinese è ferreo: «Si è trattato di un atto ignobile, vile e inaccettabile. Un gesto chiaramente intimidatorio a cui noi risponderemo con quello che abbiamo sempre fatto: lavorando per l'accoglienza e la solidarietà. Purtroppo non ci sono telecamere in quell'area della struttura, tanto più che il furgone era posteggiato all'esterno. Un'abitudine quotidiana, che evidentemente non deve essere sfuggita a qualcuno chiosa il presidente . Non ho idea del movente dell'incendio, non abbiamo mai ricevuto intimidazioni o minacce prima. Quel che è certo è che è un messaggio chiaro, ma che non fermerà noi e la nostra opera. Le autorità e il prefetto di Agrigento ci hanno immediatamente dimostrato piena solidarietà, ora confidiamo che le forze dell'ordine possano al più presto fare chiarezza sulle responsabilità reali».
Serena De Salvador
© RIPRODUZIONE RISERVATA