Giovane immigrato si tuffa nel Brenta e salva un uomo che voleva suicidarsi

Martedì 29 Gennaio 2019
LA VICENDA
PADOVA Ha visto un uomo gettarsi nelle acque profonde e gelide del Brenta. E nonostante il freddo di queste mattine di gennaio, con la brina della notte che alle 8 di mattina ancora imbianca gli argini del fiume, si è tolto i vestiti e si è tuffato pure lui in acqua, salvando la vita all'aspirante suicida, un 68enne padovano che pochi secondi prima aveva scavalcato il parapetto del ponticello pedonale che attraversa il Brenta nel quartiere Mortise. L'eroe del giorno, ieri, a Padova, è il 21enne senegalese Ousmane Cissoko che lavora come operaio in una fabbrica di Limena, nella cintura urbana del capoluogo euganeo. «Mi ha parlato il cuore e io l'ho seguito» racconta un po' imbarazzato per il clamore che ha suscitato la sua impresa. Ousmane è arrivato in Italia con uno dei barconi della speranza, sbarcando sulle coste della Sicilia. Poi ha passato sette mesi nel centro di accoglienza di Bagnoli, quindi ha trovato un lavoro, un tirocinio come magazziniere, e per questo ha ottenuto un regolare permesso di soggiorno. Non sa nemmeno cosa voglia dire la parola eroe. Bisogna spiegarglielo. E quando capisce che cosa significa, si schernisce: «Sposto pesi tutto il giorno come magazziniere. Non ho nemmeno sentito la fatica, ho agito spinto solo dal desiderio di salvare quella vita. Sono nato a pochi passi dal mare, l'acqua è il mio elemento».
IL PROTAGONISTA
Ieri mattina, poco prima delle 8, Ousmane se ne stava andando in bicicletta verso la stazione delle corriere per andare al lavoro. Poi ha sentito le grida di una donna che ha assistito al tuffo dell'aspirante suicida: «Lei ha chiamato subito i carabinieri, ma non potevamo aspettarli. Per salvarlo bisognava agire subito. Così mi sono buttato». Il 21enne si è spogliato e si è gettato in acqua, nuotando verso il centro del fiume, raggiungendo il 68enne e trascinandolo poi a riva, grazie all'aiuto di uno dei due carabinieri che, nel frattempo, avevano raggiunto l'argine. L'aspirante suicida è stato portato via dall'ambulanza ed è ricoverato in gravissime condizioni. Se si salverà, sarà solo per il tempestivo intervento di Ousmane. «C'era un po' di gente che guardava cosa succedeva - continua il ragazzo nel suo racconto, in un italiano che deve ancora perfezionare - ma nessuno si buttava. Non potevo non fare niente, era importante. Non si potevano aspettare i soccorsi, non ce l'avrebbe fatta».
Il giovane eroe per caso è stato caricato nell'auto di servizio, asciugato e riscaldato. «Stai bene, hai freddo?» gli hanno domandato preoccupati i carabinieri, sbalorditi dall'energia di questo ragazzo, nonostante il tuffo e la nuotata in acque gelide. Ousmane li ha rassicurati: «Sono abituato alle fatiche, facevo lavori pesanti già in Senegal». Poi se n'è andato via di corsa per non perdere troppe ore in fabbrica. Sì perché il 21enne non si può proprio permettere di restare disoccupato, altrimenti manderebbe all'aria la realizzazione di quel sogno che l'ha spinto a intraprendere il viaggio della speranza che l'ha portato a Padova. «Ho lasciato la mia famiglia - racconta commosso pensando ai suoi cari, che non ha più rivisto -, sono arrivato in Libia e mi sono imbarcato. Un viaggio tremendo. Ho toccato terra in Sicilia tre anni fa, il 28 gennaio 2016. Poi sono stato assegnato all'Hub (grande centro di accoglienza, ndr) di Bagnoli, quindi sono stato ospite prima in una comunità di San Pietro in Gù e poi a Montegrotto. Sono arrivato ad avere un'indipendenza da quando ho trovato questo posto da magazziniere. Guadagno poco e fatico parecchio, ma l'importante è avere un lavoro perché mi piace l'Italia, vorrei farmi una famiglia qui. Ora, intanto, abito in un appartamento con tre amici».
Marina Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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