Giorgetti: troppe regole, ora semplificare E la golden power a difesa delle aziende

Venerdì 9 Aprile 2021
LA STRATEGIA
ROMA Potenziare la golden power per difendere gli interessi nazionali, regolare la diffusione dell'e-commerce per evitare lo spopolamento dei negozi nelle città e ridurre la burocrazia legislativa, un freno per l'economia. La strategia di rilancio produttivo, immaginata dal governo, nelle parole di Giancarlo Giorgetti. Il ministro dello Sviluppo economico è intervenuto presso le commissioni riunite Attività produttive di Camera e Senato tracciando le linee programmatiche dei prossimi anni. A cominciare, appunto, dalla delicata questione della golden power.
LA PROTEZIONE
«Stiamo valutando di estenderla anche a filiere che ora sono escluse ma che rivestono un evidente rilievo nell'assetto economico nazionale», ha annunciato l'esponente leghista dell'esecutivo specificando che sono stati già individuati alcuni comparti bisognosi di interventi di protezione per il loro carattere strategico e per il fatto di essere particolarmente esposti alla concorrenza cinese. Due su tutti: l'automotive e la siderurgia. «Negli scorsi anni scorsi ha osservato Giorgetti è stato sottovaluto il rischio costituito da una accelerazione della concorrenza cinese per la tendenza a far prevalere, rispetto ai danni di una competizione spesso sleale, le opportunità che una Cina in prodigiosa crescita avrebbe offerto come mercato di sbocco anche alle nostre economie e come volano per una intensificazione degli scambi. Oggi ha proseguito il ministro verifichiamo che la aspettativa di un aumento del reddito disponibile per le famiglie in considerazione del crescente peso delle importazioni di prodotti industriali a basso costo dalla Cina si è rivelata un errore fatale in primo luogo per il fatto che quei prodotti hanno comportato la chiusura di tante imprese e la perdita di tanti posti di lavoro in Europa e, in secondo luogo, perché la concorrenza cinese quasi sempre si gioca sul prezzo a scapito della qualità». In questo quadro, a giudizio di Giorgetti, l'Europa è stata assente «ed ha cercato, purtroppo tardivamente, di correre ai ripari attraverso la modifica delle regole relative alle difese commerciali per preservare e rilanciare le prospettive di sviluppo del settore manifatturiero e per riportare la quota del Pil derivante dall'attività manifatturiera al 20%».
Giorgetti ha poi affrontato il tema dell'esplosione dell'e-commerce. «Occorre una valutazione dell'impatto di una ulteriore, prevedibile crescita, del commercio on line», ha avvertito il ministro, in quanto «la prospettiva di un più intenso utilizzo rischia di tradursi nello svuotamento dei centri urbani con la perdita di una rete di esercizi che svolgono una funzione di tenuta complessiva anche dal punto di vista della vivibilità e della fruizione degli spazi pubblici». Gravi, secondo il ministro, le conseguenze per il Paese. «Le città e soprattutto i centri di minori dimensioni ha detto Giorgetti senza esercizi pubblici sarebbero privati non solo di servizi immediatamente disponibili, ma anche di occasioni di socialità e risulterebbero inevitabilmente più tristi e brutti. Dovremmo ragionare ed intervenire per tempo prima che la situazione sia tanto deteriorata da risultare irrecuperabile».
LE PROCEDURE
Il ministro ha anche affrontato il problema delle zavorre che limitano il decollo delle imprese italiane. Tra tutti i problemi, il numero uno delle Attività produttive ha puntato l'indice «sul peso eccessivo di una legislazione debordante e di un tessuto normativo intricatissimo che costringe l'iniziativa economica entro maglie spesso soffocanti che di fatto ne paralizzano o quanto meno ne rallentano l'attività e dall'eccessiva farraginosità delle procedure per l'attuazione concreta delle scelte pur faticosamente adottate». Ed a proposito di legislazione, Giorgetti ha annunciato che il governo sta lavorando per trovare il bandolo della matassa sulla questione degli ambulanti e dei balneari «che lamentano una condizione di precarietà per la mancata individuazione di soluzioni praticabili al problema posto dalla direttiva Bolkestein».
Michele Di Branco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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