SILEA (TV) Omicidio premeditato aggravato da motivi futili e abbietti. È questa l'accusa formulata dalla Procura di Treviso nei confronti di Giovanni Padovan, il pensionato 91enne di Silea arrestato domenica mattina dai carabinieri dopo aver esploso un colpo di fucile contro il genero Paolo Tamai, imprenditore 63enne titolare di una ditta di automazioni di Villorba. L'uomo, raggiunto dalla pallottola in pieno volto, è morto sul colpo. Secondo l'ipotesi di reato formulata dal sostituto procuratore Davide Romanelli, l'omicidio non sarebbe frutto di un raptus. Il pensionato, ex cacciatore, avrebbe prelevato dall'armadio il suo vecchio fucile da caccia, detenuto regolarmente (a settembre si sarebbe dovuto sottoporre a una visiti medica per il rinnovo) con l'intenzione di uccidere. Resta però ancora da chiarire con precisione il movente all'origine del gesto, nonostante fossero noti i dissidi, ormai trentennali, tra il 91enne e il marito della figlia Anna, tuttora ricoverata sotto choc in ospedale a Treviso. Questa mattina il 91enne, difeso dall'avvocato Michele Visentin, comparirà davanti al gip Angelo Mascolo per l'udienza di convalida, fissata alle 11.30 in carcere a Treviso. E sempre in mattinata il sostituto Procuratore conferirà l'incarico all'anatomopatologo Alberto Furlanetto per l'autopsia sul corpo della vittima. Subito dopo il delitto Padovan, sentito in caserma dai militari dell'Arma, ha reso spontanee dichiarazioni confessando il delitto e spiegando di essersi sentito minacciato dal genero. Una versione tutta da verificare e che, al momento, non troverebbe riscontri nella ricostruzione dei carabinieri del nucleo investigativo e della compagnia di Treviso, che stanno aspettando di raccogliere la testimonianza della moglie della vittima, l'unica persona presente in casa, oltre al padre a la marito, al momento della sparatoria.
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