G7, l'Europa frena Biden «Non è un club anti Cina»

Lunedì 14 Giugno 2021
L'INTESA
CARBIS BAY Porre fine alla pandemia, definire un piano di azione contro nuovi virus per scongiurarne un'altra nel futuro, rilanciare un'economia più equa e combattere il cambiamento climatico. Questi i grandi temi del G7 proposti da Boris Johnson, sui quali però se ne è imposto un altro, su invito del presidente americano Joe Biden: limitare l'influenza della Cina. Un obiettivo che ha trovato tutti d'accordo seppur con diverse sfumature. «Il G7 non è un club anti Cina» ha infatti sottolineato il presidente francese Emmanuel Macron nel mettere in risalto l'importanza di continuare a collaborare con Pechino sui temi in cui è possibile farlo (come il clima) pur dissentendo su temi etici come i diritti umani e i lavori forzati».
LA POSIZIONE USA
Più duro l'inquilino della Casa Bianca: «Tra vent'anni la storia guarderà a come le democrazie globali si sono opposte contro le autocrazie, ha detto Biden nella conferenza di chiusura di ieri, sottolineando di aver invitato gli alleati ad agire, e non solo a dissentire, su certe politiche cinesi. «Crediamo che ci sia un altro modo per aiutare i paesi emergenti rispetto a quello offerto dalla Cina, un modo creato sulla base dei nostro valori: difesa del clima, salute, tecnologia e uguaglianza di genere», ha aggiunto poi citando il piano Build Back Better World presentato nei giorni scorsi. Un concetto condiviso da tutti stando al comunicato finale del G7, in cui si Pechino finisce nel mirino per il mancato «rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, soprattutto nello Xinjiang e a Hong Kong». D'accordo anche il primo ministro italiano Mario Draghi, il quale esaminerà «con attenzione» la partecipazione dell'Italia alla via della Seta che era stata decisa dal governo gialloverde nel 2019.
La risposta da Pechino non si è fatta attendere: «I giorni in cui un piccolo gruppo di stati prendeva decisioni per il mondo intero sono finiti. Crediamo che tutti i paesi, piccoli o grandi, ricchi o poveri, forti o deboli, siano uguali e che pertanto gli affari del mondo dovrebbero essere affrontati consultando tutti i paesi coinvolti».
Centrale, all'interno del documento di 25 pagine è poi la promessa di vaccinare la popolazione mondiale entro la fine dell'anno prossimo, insieme a un piano per scongiurare nuove pandemie. I Sette hanno previsto di fornire ai paesi più poveri 870 milioni di vaccini, che sommati a quelli già donati da inizio febbraio permetteranno di raggiungere quel totale di 1 miliardo annunciato nei giorni scorsi. Un numero che tuttavia è stato ritenuto insufficiente - l'ex premier britannico Gordon Brown, ha parlato di un fallimento morale imperdonabile» - se paragonato alle stime dell'Oms, secondo la quale occorrono 11 miliardi di dosi per vaccinare il 70% della popolazione.
Sul fronte economico, la notizia più importante riguarda l'accordo per riformare il sistema di tassazione globale delle grandi multinazionali, basato sui due pilastri forniti dall'Ocse: l'introduzione di una tassa minima al 15% contro il dumping fiscale e la redistribuzione delle tasse nei paesi in cui le grandi aziende effettuano i loro profitti. Un cambiamento che va nella direzione auspicata da Boris Johnson, quella di ricostruire un mondo più equo e giusto per non ripetere gli errori del 2008 quando la ripresa dalla recessione è avvenuta a due velocità.
IL CLIMA
Nella sfida al cambiamento climatico, i leader si sono impegnati a eliminare il supporto pubblico, entro la fine dell'anno, a progetti che utilizzano carboni fossili, a raggiungere le 0 emissioni entro il 2050, e a mantenere l'innalzamento della temperatura globale annuo sotto l'1,5 gradi. Su questo fronte il prossimo appuntamento è l'atteso vertice Cop26 che si terrà a Glasgow, organizzato proprio dal Regno Unito. Tralasciando le tensioni tra Ue e Regno Unito per il confine nord irlandese e la cosiddetta guerra delle salsicce, stando alle dichiarazioni dei leader un'atmosfera di cooperazione, condivisione e grande ottimismo ha pervaso questa tre giorni di Cornovaglia. Un clima che difficilmente si ripeterà nel G20 di Venezia il prossimo luglio, quando al tavolo siederanno, tra gli altri, anche Cina e Russia.
Chiara Bruschi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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