Fuzio lascia in anticipo «Non si può continuare»

Domenica 14 Luglio 2019
IL CASO
ROMA «Nonostante la vicinanza della gran parte dei magistrati dell'Ufficio, non sussistono le condizioni interne per garantire la piena funzionalità dell'Ufficio della Procura Generale nel rispetto dei criteri organizzativi». Il procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, non resiste e getta la spugna. Il clima al Palazzaccio è irrespirabile, almeno per lui. Qualcuno aveva proposto anche la convocazione di un'assemblea per indurlo alle dimissioni immediate. E soprattutto si poneva la questione dell'azione disciplinare nei suoi confronti, che lui stesso avrebbe dovuto promuovere. Il compromesso che aveva trovato con il rinvio della pensione anticipata era diventato impossibile. Così, a sorpresa, ha anticipa le dimissioni, annunciate dopo la diffusione delle intercettazioni con il pm Luca Palamara, per il quale aveva chiesto la sospensione cautelare da funzioni e stipendio, accolta due giorni fa dalla sezione disciplinare del Csm. Doveva rimanere in servizio per permettere a Palazzo dei Marescialli di nominare intanto il suo successore, e invece lascerà «con rammarico» tra una settimana, il 21 luglio prossimo. Dice di volersi difendere, visto che intanto è stato anche lui indagato dalla procura di Perugia per rivelazione del segreto istruttorio, la stessa contestazione mossa all'oramai ex consigliere di Palazzo dei Marescialli Luigi Spina, per il quale proprio lui ha promosso l'azione disciplinare. Il pianeta delle toghe continua a tremare e Fuzio, in una lettera affidata al suo legale, parla di «ingiuste accuse» ricevute. E adesso Palazzo dei Marescialli pensa a come abbreviare i tempi per la successione.
IL PASSO INDIETRO
Il 4 luglio scorso il pg aveva comunicato al Capo dello Stato la sua decisione di andare in collocamento a riposo anticipato. Un passo indietro, apprezzato da Sergio Mattarella, dopo le polemiche seguite alla pubblicazione dell'intercettazione nella quale rivelava a Palamara dettagli sull'inchiesta a suo carico. Un'accusa che il Pg ha sempre respinto, spiegando di non aver svelato al pm nulla che già non sapesse. Da allora però, almeno dentro parte della procura generale, si sarebbe creato un clima poco piacevole, con atteggiamenti scarsamente collaborativi di alcuni magistrati. Una situazione che non poteva andare avanti senza pregiudicare la funzionalità di un ufficio delicatissimo, visto che da qui si istruiscono i procedimenti disciplinari a carico dei magistrati, di cui proprio lui è titolare esclusivo e del quale potenzialmente potrebbe essere oggetto. Un clima diventato insopportabile per Fuzio, che ha formulato le ipotesi di incolpazione anche per gli altri cinque magistrati coinvolti nella bufera. Le dimissioni anticipate vengono definite «un atto per spirito di servizio». «Ritengo necessario tutelare, con immediatezza, le delicate funzioni istituzionali affidate alla Procura Generale e la serena funzionalità dell'intero Ufficio». Ora potrò «difendermi, con piena libertà di azione e libero da ogni dovere istituzionale che mi deriva dalla carica, dalle ingiuste accuse che da più fronti in queste ultime settimane mi vengono mosse».
LA SUCCESSIONE
L'uscita anticipata di Fuzio non dovrebbe bloccare l'attività del Comitato di presidenza del Csm, di cui il Pg è uno dei componenti di diritto: l'organo di vertice di Palazzo dei marescialli può andare avanti anche con due soli componenti, spiegano in ambienti della magistratura. Da lunedì i consiglieri verificheranno invece gli spazi possibili per anticipare i tempi del concorso, bandito qualche giorno fa per la successione del Pg, tarato sulla sua uscita a novembre. Le candidature si sono aperte il 12 luglio e si chiudono il 9 agosto. Poi i capi degli uffici avranno 30 giorni per esprimersi sui candidati e altri 30 giorni a disposizione dei Consigli giudiziari per fornire i loro pareri. L'unico margine per accelerare è di utilizzare, con un limitato aggiornamento, i pareri più recenti già espressi sui magistrati che concorrono. Tra i possibili aspiranti i procuratori generali di Roma e Napoli Giovanni Salvi e Luigi Riello, entrambi sconfitti la scorsa volta nel confronto con Fuzio, e quello di Venezia Antonello Mura.
Valentina Errante
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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