Frenata sull'obbligo di iniezione ai professori, i presidi insistono: «Chi non la fa deve stare a casa»

Giovedì 22 Luglio 2021
Frenata sull'obbligo di iniezione ai professori, i presidi insistono: «Chi non la fa deve stare a casa»
IL CASO
ROMA Settembre è ormai dietro l'angolo ma la partita per definire una volta per tutte come si ritornerà finalmente in aula è tutt'altro che ai titoli di coda. Nonostante ci siano da sciogliere ancora molti nodi (dai trasporti al rischio delle classi pollaio), ad agitare maggioranza e opposizione, tanto quanto associazioni e sindacati, è soprattutto la scarsa copertura vaccinale di docenti e personale scolastico. In questa categoria, stando ai dati forniti dalla struttura commissariale, i non vaccinati sono 221.534 su quasi un milione e mezzo. Circa il 15%, distribuito variamente tra le regioni (con picchi in Sicilia, a Bolzano, in Calabria e in Liguria), che in molti vorrebbero obbligare ad immunizzarsi e ad usare il Green Pass per andare in cattedra. Altri invece, soprattutto del centrodestra ma non solo, preferirebbero ricorrere a degli incentivi o comunque escludono ogni possibilità di obbligo.
IL TAVOLO
La questione è ormai da tempo sul tavolo del ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, che però ribadisce come «ogni decisione sarà presa insieme al resto del Governo». Nessuna forzatura in pratica, bisognerà trovare un'intesa. Non subito però, tutto è rimandato almeno alla prossima settimana. Quello dell'obbligatorietà del vaccino per i docenti non sarà infatti uno dei punti sul tavolo del Consiglio dei ministri previsto per oggi o domani. «Qualunque riflessione ora è prematura - fanno sapere - noi in ogni caso lavoriamo per tornare in presenza a settembre, con o senza obbligo».
Un attendismo, quello dell'intero Governo, che maschera una profonda spaccatura interna. Al punto che ieri Licia Ronzulli (Forza Italia), presidente della commissione parlamentare per l'Infanzia e l'Adolescenza, ha fatto sapere di aver «consegnato al ministro dell'Istruzione il disegno di legge sull'obbligo vaccinale per il personale scolastico». Un testo che, in caso di inosservanza, prevede la sospensione dall'impiego senza retribuzione per chi non potrà essere adibito a mansioni diverse. «È un modo per assicurare agli studenti un rientro sicuro e, soprattutto, duraturo - ha aggiunto -. Spero che il Governo recepisca quanto prima questa proposta».
Posizione su cui concordano, solo pensando a quelle rimarcate ieri, anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi, il presidente dell'Emilia Romagna ed esponente del Pd Stefano Bonaccini e le diverse associazioni dei dirigenti scolastici. «È chiaro che per riprendere in totale sicurezza e fare a meno del distanziamento - ha spiegato Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi - servirebbe o la totalità dei vaccinati o la quasi totalità secondo percentuali che il Cts dovrebbe precisare». Per cui «qualora non si riuscisse in tempi molto rapidi ad ottenere questa vaccinazione - ha concluso - è chiaro che si dovrebbe valutare l'introduzione di una forma di obbligo».
L'OPPOSIZIONE
Il tema però, appunto, è divisivo. E così ieri è intervenuto non solo il leghista Rossano Saso, sottosegretario all'Istruzione, sposando appieno la linea del suo già propugnata nei giorni scorsi da Matteo Salvini, ma anche il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri che pur ribadendo il carattere fondamentale della vaccinazione sembra ritenere poco plausibile il ricorso all'obbligatorietà. «Credo che una moral suasion sia necessaria - ha spiegato - Dobbiamo fare un'azione di convincimento che può essere fatta anche con piccole cose». In altre parole per il momento nulla è deciso e il rischio di farsi trovare nuovamente impreparati alle porte di un nuovo anno scolastico è davvero dietro l'angolo.
Francesco Malfetano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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