Fondi Lega, la conferma della Cassazione: Belsito condannato, no al processo per i Bossi

Giovedì 12 Settembre 2019
IL VERDETTO
ROMA Manca la querela del segretario del Carroccio, Matteo Salvini. E così non ci sarà un nuovo processo per l'ex leader della Lega, Umberto Bossi e per suo figlio Renzo, finiti a giudizio anche a Milano (l'altro procedimento è della procura di Genova) per i fondi sottratti al partito. Per i Bossi la Cassazione conferma la sentenza della Corte di Appello, che il 23 gennaio scorso ha decretato il non luogo a procedere per il senatur' e per Bossi junior, e reso definitiva la condanna a un anno e otto mesi per l'ex tesoriere del partito Francesco Belsito, accusato di appropriazione indebita su querela avanzata da Salvini. I giudici della Suprema Corte hanno infatti respinto il ricorso della Procura di Milano, che chiedeva di estendere anche ai due Bossi la querela presentata da Salvini nei confronti del solo Belsito. Quest'ultimo, a sua volta, si è visto dichiarare «inammissibile», dagli ermellini, il suo ricorso contro la condanna in Appello. Diventata così definitiva. Poche ore prima della sentenza, sempre piazza Cavour aveva respinto la richiesta di ricusazione del collegio, già avanzata il 17 luglio da Belsito.
LA VICENDA
Il procedimento di Milano rappresenta un capitolo dell'altro filone genovese: il partito, per l'accusa, aveva ottenuto i rimborsi elettorali che non gli spettavano truffando lo Stato tra il 2008 e il 2010, falsificando i rendiconti e il bilancio. Una processo che si è concluso, lo scorso 6 agosto con una sentenza che ha giudicato prescritti i reati per Bossi e Belsito. In quel caso la Suprema Corte aveva annullato senza rinvio le condanne e le confische personali per entrambi. Ma non quella dei 49 milioni dovuti allo Stato. Belsito resta responsabile di appropriazione indebita: per lui è attesa ancora la rideterminazione della pena in Appello. La confisca dei 49 milioni alla Lega è invece definitiva. Perché quei soldi ottenuti indebitamente erano finiti nelle tasche dei Bossi e impiegati per spese personali. Dalle inchieste delle procure di Milano e Genova era emerso, oltre ad alcuni conti al ristorante, viaggi e persino cene di Natale, una serie di spese del partito per la famiglia Bossi. Queste ultime erano contenute in una cartellina: «The family», che avrebbe contenuto anche i pagamenti per i corsi della laurea di Renzo Bossi.
LA REAZIONE
«Lo avevamo immaginato, perché la Corte non aveva consentito alla difesa di usufruire dei tempi adatti previsti dalla legge per lo studio della documentazione del processo. Era questo il motivo della ricusazione di Belsito», ha detto l'avvocato Alessandro Sammarco, commentando la sentenza di conferma della condanna. Soddisfatto, invece, Domenico Mariani, l'avvocato di Umberto Bossi, per il quale quella nei confronti del suo assistito «è stata una pronuncia che ci aspettavamo perché era manifestamente infondata in punto di diritto la questione sollevata dalla Procura».
Val.Err.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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