Fondi europei, Bruxelles aggiorna le linee guida: più rigore sulle spese green

Lunedì 25 Gennaio 2021
LE REGOLE
ROMA Stringere i tempi, per portare a termine la stesura del Piano nazionale di ripresa e resilienza nei tempi previsti, ma anche con il livello di dettaglio e di precisione anche quantitativa richiesta dall'Unione europea. È questa la complicata sfida che si trova ad affrontare un governo traballante, proprio mentre a Bruxelles si avvicinano scadenze decisive.
LA DATA
All'incirca dalla metà del prossimo mese, con la prevista approvazione da parte del Parlamento europeo del regolamento collegato al Next Generation Eu, si aprirà la finestra per la consegna da parte di ciascun Paese delle versioni definitive dei vari piani: la data era originariamente fissata al primo gennaio, ma le turbolenze politiche legate alla minaccia di veto di Ungheria e Polonia (poi rientrata) l'hanno fatta slittare. Per formalizzare la consegna c'è tempo fino ad aprile, ma il nostro Paese come maggior beneficiario del gigantesco piano ha chiaramente tutto l'interesse a non ridursi all'ultimo momento. Ma l'incertezza politica, oltre a rallentare il lavoro su nodi importanti (a partire da quello della governance)rischia anche di rendere meno autorevole la posizione italina.
Proprio venerdì scorso la commissione ha reso nota la versione aggiornata delle linee guida, che sostituisce quella che era uscita lo scorso 17 settembre. Tra le novità del testo ci sono alcuni punti che condizionano il lavoro di messa a punto da parte dei governi. Ad esempio viene ribadito con forza il legame tra i piani e le raccomandazioni specifiche che la stessa commissione ha rivolto ai vari Paesi sia per quanto riguarda il 2019 che il 2020. Quanto all'anno appena passato, le indicazioni provenienti da Bruxelles risentono naturalmente dell'emergenza Covid; ma nell'insieme, questo ancoraggio alle raccomandazioni costituisce una sorta di agenda per le riforme che devono essere portate avanti nei diversi Stati. Nel caso italiano poi si tratta di suggerimenti più volte reiterati nel corso degli anni, che investono settori la cui debolezza condiziona inevitabilmente le prospettive di ripresa anche nella prospettiva di una massiccia ondata di investimenti. Dunque la pubblica amministrazione, che include anche la giustizia con i suoi tempi ancora troppo lunghi, ma pure il lavoro e il fisco. Su quest'ultimo fronte l'esecutivo guidato da Conte ha previsto un riassetto di ampia portata, che però ha bisogno di tempi adeguati per l'elaborazione e l'applicazione.
LA MISURAZIONE
Un altra novità delle linee guide è l'ulteriore specificazione della necessità misurare in modo molto preciso quanto ciascuna delle singole misure proposte contribuisca ai due grandi obiettivi del Next Generation Eu, ovvero la transizione digitale e quella ecologica. Un apposito allegato specifica la metodologia da usare per associare un coefficiente a ciascuna misura di investimento o di riforma. La finalità è chiaramente evitare che gli Stati membri possano prevedere obiettivi generici oppure dare una riverniciatura di verde o di digitale ad interventi che non si inseriscono in modo rigoroso in questi due filoni.
Sullo sfondo come si diceva resta poi il problema della governance, che è stato in qualche modo all'origine della turbolenza politica nella maggioranza. Dopo l'ipotesi fatta balenare dal presidente del Consiglio di una struttura esterna alla pubblica amministrazione, con sei supermanager e trecento esperti a presidiare le varie aree di intervento, e le critiche di Italia Viva, il tema è stato rinviato ad un successivo provvedimento. Sono le stesse procedure del Next Generation Eu a prevedere però la necessità di una cabina di regia che dialoghi con la commissione. In alcuni Paesi sono stati individuati per questa funzione gli stessi ministeri.
Luca Cifoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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