Fiale cinesi sul mercato nero allarme per gli ordini on line

Domenica 15 Novembre 2020
L'INCHIESTA
ROMA La corsa al vaccino per la Sars-Cov-2 è iniziata. E non solo nei Paesi asiatici che sono alla terza fase della sperimentazione. Ma anche in Italia: le tracce di alcune spedizioni di dosi arrivano a Roma dove è già scattato l'allarme. Secondo quanto accertato infatti, gli ordini sono partiti on line da cittadini asiatici residenti nella Capitale. «Abbiamo ricevuto alcune segnalazioni su cui stiamo procedendo con ulteriori approfondimenti» precisa Antonio Magi, presidente dell'ordine dei Medici di Roma. Con dati, informazioni, siti consultati e spedizioni che sarebbero già finiti in un dossier da consegnare alla polizia Postale. La preoccupazione dei medici ora, è che il mercato nero delle dosi si allarghi. Prima tra gli asiatici che, non potendo rientrare in Cina, sfruttano il web. E poi tra gli italiani: «Stiamo cercando di capire quanto sia diffuso il fenomeno - precisa il presidente Magi - si tratta di un vaccino in fase sperimentale che in Italia non può essere venduto o somministrato». Ma le prime richieste sono già arrivate. Lo conferma Lucia King, portavoce della comunità asiatica a Roma e presidente del comitato per l'emergenza coronavirus della Capitale: «Mi sono arrivate alcune richieste - spiega - da alcuni italiani. Hanno chiesto informazioni e in che modo possono accedere al vaccino».
IL VIAGGIO
Intanto nei paesi asiatici la sperimentazione continua. Tre aziende somministrano 4 diversi vaccini ai cittadini che ne fanno richiesta. I sieri però non sono testati, non avendo ancora superato la cosiddetta fase III. Ovvero lo step finale che verifica l'efficacia sul lungo periodo o l'insorgenza di eventuali controindicazioni.
Eppure la richiesta, tra gli asiatici, è altissima. Una ricerca ossessiva esplosa quando alla metà di ottobre alcune provincie (in particolare lo Zhejiang, culla dell'emigrazione del Paese) hanno iniziato a venderle al pubblico per circa 60 dollari. Una cifra che ha finito con l'allettare anche i cinesi che vivono in Italia. O almeno quelli tra di loro che possono permettersi di pagare uno dei costosi voli verso la Cina e di restare lì per alcune settimane. Per la somministrazione completa del siero sono infatti necessarie due differenti inoculazioni: una primaria che dia avvio al processo e un richiamo che completi il tutto, rendendo l'immunizzazione attiva.
LA CONFERMA
Conferme su questa pratica del rientrare in patria per poter accedere al farmaco arrivano da Rosa, donna di origini cinesi residente a Roma da oltre 20 anni: «Molti della nostra comunità nelle ultime settimane sono rientrati per far visita alle famiglia - racconta - e in tanti hanno avviato la procedura per vaccinarsi prima di rientrare in Italia, in questo caso a Roma. In Cina è sufficiente richiedere di essere inseriti nelle liste per poter essere vaccinati». Secondo Marco Wong invece, consigliere comunale di Prato e presidente onorario di Associna, l'associazione che riunisce gli immigrati di seconda generazione nel nostro Paese, «c'è anche qualcuno che se n'è andato perché riteneva la situazione italiana poco sicura» e già che c'era «prima di rientrare ha deciso di approfittare dell'opportunità e restare il tempo necessario per provare a vaccinarsi».
Nonostante la distribuzione stia iniziando a diventare di massa, oggi non è sufficiente raggiungere una città in cui il siero viene venduto al pubblico (Pechino ma anche la tristemente nota Wuhan) per garantirsi l'immunizzazione. Le dosi infatti, dopo essere state somministrate all'esercito e ai lavoratori che si recano all'estero, sono tutt'ora limitate. Per cui serve iscriversi a delle liste e aspettare di essere chiamati per aver accesso alla prima e alla seconda inoculazione. «Se però sei in possesso di un visto per andare all'estero, anche ad esempio a studiare in Italia - spiega Wong - puoi ottenere il vaccino più velocemente». Anche se questo significa recarsi in un Paese in cui gli effetti di quel vaccino vengono assolutamente ignorati.
Francesco Malfetano
Flaminia Savelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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