Errori, hacker e piattaforma in tilt: il flop della democrazia partecipata

Martedì 19 Febbraio 2019
IL CASO
ROMA Doveva essere un voto sul processo a Salvini. Ma alla sbarra è finita la democrazia diretta dalla piattaforma di Casaleggio. Tilt, disservizi, ritardi, dubbi sull'effettiva registrazione del voto talvolta accompagnato da un'angosciosa schermata bianca. La furia dei militanti esplosa ieri nel corso delle votazioni indica che l'era del click plebiscitario è ancora lontana.
Pronti via, e le polemiche montano dopo il primo colpo di scena. Non solo il quesito resta contorto: per votare sì al processo per Salvini occorre dire no, e viceversa. Ma alla domanda sull'autorizzazione a procedere, viene aggiunto anche un inciso che ieri sul blog delle Stelle non c'era. Ora si chiede anche se il ritardo dello sbarco dei migranti «è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato», oppure no.
Chi valuta se la formulazione di un quesito è di parte? Chi ne assicura la neutralità, se l'estensore è per giunta anonimo? La diagnosi della base stellata dice che Rousseau resta ancora un ammalato in prognosi riservata. «Il sito non funziona. Ho provato ad entrare almeno 10 volte e era lentissimo o addirittura dava timeout», si lamenta Matteo.
È il chiaro segnale che la piattaforma, costretta a posticipare due volte la chiusura delle urne (prima fino alle 20, poi fino alle 21 e 30), non è ancora sorretta da un numero di server adeguati.
Che alla democrazia diretta hanno affidato le sorti di Salvini, ma anche un ministero e una imminente riforma costituzionale. Ma troppi accessi simultanei mandano la piattaforma al collasso. «Se tutto questo accade con 100mila iscritti si domanda Giuseppe Leone - come si pensa di poterne gestire un milione o due?».
IL SISTEMA NON GIRA
Una buona domanda. Occorrono nette migliorie. La banda larga a macchia di leopardo non fa girare il sistema come dovrebbe. Accade così anche alla senatrice grillina Elena Fattori. «L'associazione Rousseau usufruisce di 90.000 euro di soldi pubblici, versati dai parlamentari. E io sbotta - non riesco neanche a connettermi». E c'è poi un altro busillis non da poco. Gianni segnala alle 14.43 «di non aver ricevuto neanche la mail per il voto». Non tutti, non si sa quanti, hanno cioè la sicurezza che il loro voto sia stato registrato.
Chi certifica i risultati della tornata elettorale, e quante schede bianche involontarie mancano dal conteggio? È la stessa domanda che ha posto a Casaleggio il Garante della Privacy dopo aver avviato i controlli sulla piattaforma. L'Authority aveva prescritto a Rousseau di affidare la certificazione del voto a un ente terzo ma la macchina referendaria grillina continua a servirsi di due notai. Scelti dal patron della piattaforma.
Francesco Lo Dico
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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