Era convinto che lo tradisse: uccide la moglie a coltellate

Giovedì 26 Novembre 2020
Era convinto che lo tradisse: uccide la moglie a coltellate
L'OMICIDIO/1
PADOVA Era convinto che la moglie lo tradisse. Non era vero: lei aveva tentato di spiegarglielo in tutte le maniere, non aveva un altro uomo. Ma lui non le credeva. Così martedì sera, poco prima delle 23.30, mentre lei era già a letto in pigiama e i bambini dormivano, le ha conficcato un coltellaccio nel petto, dritto nel cuore. Poi ha preso il cellulare e ha composto il 112. La sua voce è suonata gelida: «Sono Abdelfettah Jennati. Venitemi a prendere. Ho accoltellato mia moglie». Quindi è sceso giù al portone della palazzina di via Piave a Cadoneghe, Comune alle porte di Padova, dove abitava al primo piano con la trentenne Aycha Abioui, spostata 12 anni fa, e i loro tre bambini di 9, 7 e 4 anni, e ha aspettato i carabinieri. Con lo sguardo perso, ha indicato loro l'appartamento: i bambini ancora dormivano, la loro mamma era morta.
IL MOVENTE
Abdelfettah Jennati, 39 anni, marocchino, magazziniere in una ditta di Campodarsego nell'Alta Padovana era follemente geloso, convinto che la donna avesse una relazione con un altro uomo. E la prova sarebbe stata la decisione di lei di interrompere la gravidanza del quarto figlio che aspettavano. Non perché questa metteva a repentaglio la vita di Aycha, come aveva detto il medico, ma perché il piccolo sarebbe stato concepito con l'amante. Un'idea che non aveva alcun fondamento. Lui le aveva già confessato a fine settembre che la voleva uccidere piantandole un coltello nella schiena, come poi effettivamente ha fatto martedì (ma pugnalandola al petto), quasi come una beffa del destino all'alba della Giornata contro la violenza sulle donne. Una minaccia che aveva spaventato così tanto Aycha che ai primi di ottobre se n'era andata a casa di un'amica e poi l'aveva denunciato ai carabinieri, affidandosi quindi al Centro antiviolenza, che l'aveva anche messa in lista per un alloggio protetto, per lei e i suoi tre bambini. Venti giorni dopo, però, forse credendo nel reale ravvedimento del marito, aveva deciso di tornare da lui, ritirando anche la denuncia. Ma lui non era cambiato, non credeva nella sua innocenza.
L'ASSASSINIO
L'altra sera, Abdelfettah Jennati ha aspettato che i bambini dormissero nella loro cameretta. E mentre Aycha, in pigiama, si coricava nella sua metà del letto matrimoniale, lui è andato a prendere il coltellaccio che somiglia quasi a un machete da quanto è grande: 30 centimetri di lama, larga quattro dita. La moglie era assopita quando lui ha sferrato i due fendenti: il primo ha colpito in superficie, il secondo si è conficcato nel petto trafiggendole il cuore, trapassandola da parte a parte, inchiodandola senza vita al materasso. Nessun segno di colluttazione, se non una piccola ferita alla mano, forse una reazione d'istinto tra un colpo e l'altro nel disperato quanto inutile tentativo di difesa.
Quando i carabinieri della una pattuglia del Radiomobile di Padova, inviata lì dalla centrale operativa, sono arrivati, hanno trovato il 39enne tra il cancello e il portone d'ingresso. Lucido e glaciale ha indicato loro le scale. Al primo piano, nella sua camera da letto matrimoniale, hanno trovato la trentenne con ancora la lama piantata nel petto. Nell'altra stanza i loro tre bambini ancora addormentati.
L'ARRESTO
Constatata le morte di Aycha, sul posto, oltre al pm di turno Marco Brusegan, sono arrivati i carabinieri del nucleo investigativo, in stretto contatto con il comandante provinciale Luigi Manzini. Il marito, reo confesso, è stato arrestato per omicidio aggravato, ammanettato e portato in carcere. L'appartamento è stato sottoposto a sequestro, così come l'arma del delitto. Abdelfettah Jennati ha rilasciato qualche dichiarazione all'Arma, che dovrà essere verificata. Ulteriori dettagli li fornirà l'autopsia disposta per la prossima settimana, che verrà eseguita dal medico legale Antonello Cirelli. I bimbi sono stati affidati all'amica da cui si era rifugiata a ottobre Aycha. Sanno che nella notte è successo qualcosa di terribile, ma ancora non hanno capito che mamma non tornerà mai più.
Marina Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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