EMERGENZA CRIMINALITÀ
VENEZIA Il 2020 si aprirà con un tour de force

Sabato 4 Gennaio 2020
EMERGENZA CRIMINALITÀ
VENEZIA Il 2020 si aprirà con un tour de force antimafia per gli uffici giudiziari veneziani, competenti per le inchieste sulle organizzazioni criminali di tutta la regione. Nell'arco di soli 15 giorni sono in calendario ben tre processi a carico di ben 135 soggetti che, secondo la pubblica accusa, fanno parte di clan aderenti all'ndrangheta calabrese e alla camorra campana. Il primo appuntamento, il più importante per il numero dei reati e la portata dell'inchiesta, è fissato per l'8 gennaio, nell'aula bunker di Mestre, di fronte al giudice per l'udienza preliminare Andrea Battistuzzi, dove sono chiamati a comparire 76 imputati, coinvolti a vario titolo nella maxi inchiesta sulle presunte infiltrazioni nel Veneto orientale dei casalesi che facevano riferimento al boss di Eraclea, Luciano Donadio: per 37 di loro l'accusa è di associazione per delinquere di stampo mafioso.
N'DRANGHETA
Il giorno successivo, il 9 gennaio, invece, di fronte al gup David Calabria, sono chiamati a comparire in sei, componenti della famiglia calabrese Multari, trapiantata da molti anni in provincia di Verona, ora imputati di una serie di estorsioni commesse con l'aggravante dell'intimidazione mafiosa. Per finire, il 23 gennaio, sempre in aula bunker, è stata fissata dal gup Francesca Zancan l'udienza preliminare a carico di altri 53 imputati, coinvolti nella cosiddetta operazione Camaleonte che portò a numerosi arresti nel marzo dello scorso anno, consentendo ai carabinieri di sgominare un'organizzazione operante in Veneto, affiliata all'ndrangheta, facente capo alla nota cosca cutrese Grande Aracri, e alla famiglia Bolognino (già imputata a Bologna, nel cosiddetto processo Aemilia), accusa di estorsioni e violenze di vario tipo, ma anche di associazione finalizzata alla commissione di reati fiscali e riciclaggio. Reati commessi con la complicità di insospettabili imprenditori veneti.
Le tre udienze preliminari occuperanno sicuramente parecchie settimane, nel corso delle quali gli imputati dovranno decidere se scegliere di essere giudicati con rito abbreviato e potranno costituirsi parte civile contro di loro le vittime di usura ed estorsione, ma anche i comuni danneggiati dalle presenze malavitose e le associazioni che lottano contro la criminalità organizzata. Parte degli accusati, tra cui il boss di Eraclea, Luciano Donadio, sceglieranno il rito ordinario, cioè il pubblico dibattimento, ed è prevedibile che i processi dureranno per almeno un anno, bloccando in parte il resto dell'attività penale del Tribunale lagunare.
IMPRENDITORI COMPLICI
Non era mai accaduto che in Veneto la mafia fosse protagonista di inchieste e processi penali in maniera così consistente. In passato era accaduto con la mala del Brenta di Felice Maniero che, pur riconosciuto mafioso, era però un fenomeno tutto locale. Successivamente, tra Padova e Venezia, l'operazione Aspide portò alla condanna dell'organizzazione, legata ai camorristi di Casal di Principe, capeggiata da Mario Crisci, al quale nel 2014 sono stati inflitti 15 anni di reclusione. E, infine, la mano della mafia siciliano spuntò qualche anno fa al Tronchetto, dove si era messo a lavorare il boss Vito Galatolo tra il 2013 e il 2014, nel periodo in cui abitò a Mestre, in regime di soggiorno obbligato prima di diventare collaboratore di giustizia: il processo a carico di alcuni suoi sodali si dovrebbe aprire tra breve a Palermo. Recentemente anche la Commissione parlamentare antimafia si è occupata del fenomeno delle infiltrazioni mafiose a Nordest, recandosi più volte a Venezia, Padova e Verona per una serie di audizioni. Uno degli aspetti che maggiormente preoccupa è la complicità garantita ai soggetti criminali da numerosi imprenditori e professionisti veneti, pronti a mettersi a disposizione dei mafiosi per soldi o potere.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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