E ora il Carroccio rischia di perdere il commissario

Giovedì 18 Luglio 2019
IL RETROSCENA
ROMA Dopo il no della Lega a Ursula von der Leyen, il commissario della Lega è in bilico. Matteo Salvini lo rivendica, dice che l'onere e l'onore di entrare nel nuovo governo europeo spetta al Carroccio, «perché prescinde dallo scambio di voti, non siamo mica al mercato». Ma sia da Bruxelles, sia da palazzo Chigi arrivano segnali di segno contrario. E nel governo avanza un sospetto: «Non vorremmo che la Lega insista per candidare un proprio commissario, ben consapevole che potrebbe essere bocciato, per poi urlare contro l'Europa cattiva e matrigna. Così, anche se non portasse a casa il commissario, Salvini avrebbe un'arma di propaganda in più contro Bruxelles. Del resto, è da lui puntare allo sfascio, al tanto peggio tanto meglio, infischiandosene dell'interesse nazionale», sibila un ministro di alto rango.
Insomma, la partita già difficile per ottenere la vicepresidenza della Commissione e la delega alla Concorrenza, si fa estremamente complessa. Lo teme il premier Giuseppe Conte: «Non so se il voto contrario della Lega alla von der Leyen comprometterà le trattative in corso, vedremo». E lo dicono senza giri di parole a palazzo Chigi: «L'altra sera Conte non ha detto a caso che la Lega dovrà assumersi la responsabilità delle conseguenze che potrebbe avere la scelta di schierarsi contro la presidente della Commissione. Ora è decisamente più difficile proporre il nome di un leghista alla Concorrenza o a un altro portafoglio».
LE PERPLESSITÀ
Le perplessità non montano solo a Roma. Anche a Bruxelles, tra i diplomatici italiani, la candidatura di un leghista è considerata in bilico. «Il presidente della Commissione ha il potere di rifiutare i candidati proposti, Juncker la scorsa legislatura ne bocciò sei o sette», dice una fonte diplomatica che segue il dossier. E aggiunge: «Il nodo non è poi tanto il fatto, non trascurabile, che la von der Leyen si troverebbe a dover accettare un commissario espressione di un partito che le ha negato la fiducia. Da quel che filtra dall'entourage della neopresidente il problema più grave è un altro: se quando verrà il momento della scelta non saranno svaniti i sospetti dei finanziamenti della Russia alla Lega, potete stare certi che la von der Leyen boccerà qualunque candidato di quel partito». Pausa, sospiro: «Per fortuna c'è tempo fino a fine agosto, sarà allora che dovranno essere fatti i nomi. E forse tra un mese il Russiagate sarà evaporato».
In questo clima, cresce lo scontro tra la Lega e i 5Stelle. Salvini accusa Luigi Di Maio di avere stretto un patto «con il Pd» per l'elezione della nuova presidente. I grillini ribattono che sono stati «i leghisti a cambiare idea all'ultimo momento». Ma soprattutto, a sentire gli uomini di Salvini e del ministro dell'Europa Lorenzo Fontana, «i 5Stelle stanno tentando lo scippo». Spiegazione: «Il loro sì è stato determinante e adesso sperano di passare all'incasso soffiandoci il commissario. Se lo possono scordare...».
Ad alimentare i sospetti dei leghisti, è un post del Movimento. Poco prima di pranzo, Di Maio fa uscire questa dichiarazione: «Fanno finta di smarcarsi dalla von der Leyen e ora chiedono che sia uno della Lega a fare il suo vice e il commissario. Ma se la presidente della Commissione è brutta e cattiva, lo è sempre». Salvini «abbia un po' di coerenza».
Eppure, perfino nella Lega crescono le perplessità. La prova sono le parole di Marco Zanni, presidente del gruppo sovranista all'Europarlamento: «Se dobbiamo avere un commissario importante, ma in una Commissione che porta avanti politiche che consideriamo sbagliate per il nostro Paese, il gioco non vale la candela». E però da escludere che il posto prenotato da Salvini per Giancarlo Giorgetti vada a un grillino: «Abbiamo dato la parola a Salvini e la manteniamo», certifica una fonte vicina a Di Maio.
IL POSSIBILE EPILOGO
Più probabile un tecnico come il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. Epilogo che a palazzo Chigi non escludono, anche se nessuno vuole fare nomi: «Se dalla von der Leyen dovesse arrivare il veto su un leghista dovremmo prenderne atto e virare su un altro profilo. L'Italia non può restare fuori da Bruxelles». Segue condanna della candidatura di Giorgetti: «E' ormai una missione impossibile». Del resto da giorni il sottosegretario non fa che ripetere di non essere interessato.
Alberto Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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