È mafia o metodo mafioso? La differenza pesa sulle pene

Mercoledì 1 Dicembre 2021
LE ACCUSE
VENEZIA Non un'associazione a delinquere di stampo mafioso, ma solo con l'aggravante del metodo mafioso. La Procura e la Direzione distrettuale antimafia avevano chiesto che fosse riconosciuta la prima e più grave fattispecie per la nuova banda nata attorno agli ex componenti della Mala del Brenta. Ma il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto che non ci fossero prove sufficienti per quest'accusa, optando appunto per l'aggravante. Un diversa valutazione che ieri è stato sottolineata dal procuratore della repubblica, Bruno Cerchi: «L'ordinanza del gip riconosce la pericolosità del gruppo, ma ritiene che sia riconducibile ad un'associazione che usa metodi mafiosi, più che a un controllo totale del territorio. Su questo aspetto faremo degli approfondimenti». Insomma potrebbe esserci un ricorso della Procura che vorrebbe vedersi riconoscere l'associazione di stampo mafioso.
PERMESSI & SEQUESTRI
In ballo, ovviamente, c'è la possibilità di arrivare a condanne più pesanti. Ieri il procuratore ha ricordato, a più riprese, come questo gruppo criminale sia risorto proprio dalle scarcerazioni: «In parte per la remissione in libertà, una volta scontate le pene, visto il trascorrere del tempo, ma anche con l'utilizzo di permessi premio. Grazie a questi hanno cominciato a ristrutturare la loro attività».
A dimostrazione della pericolosità del gruppo, Cherchi ha poi citato i sequestri eseguiti ieri, durante gli arresti e le perquisizioni dei carabinieri: «É stata trovata della cocaina, ma soprattutto una vera santabarbara, con kalashnikov, fucili a pompa, esplosivi ed altri armi da guerra». Il tutto ben nascosto, in un apposito sottofondo, ricavato a casa di Loris Trabujo, ritenuto uno dei capi del gruppo. Un nascondiglio perfetto, che probabilmente sarebbe sfuggito anche alla perquisizione se i carabinieri non avessero saputo della sua esistenza, grazie alla intercettazioni telefoniche. Solo così sono andati a colpo sicuro.
TRA TURISMO & DROGA
Tra i sequestri di ieri, anche quello di quattro imbarcazioni di stanza al Tronchetto e riconducibili al gruppo: un granturismo, un taxi e due barche da trasporto. Uno spaccato preoccupante della realtà veneziana, dove la gestione del turismo fa gola alla malavita. E il mercato della droga offre opportunità per tutte le bande. Anche questo un aspetto sottolineato ieri da Cherchi: «Lo spaccio è l'attività privilegiata dal gruppo in quanto modo più semplice e meno pericoloso di raccogliere grandi quantità di denaro. La droga arrivava anche dal Sud America, in virtù di contatti diretti che alcuni potevano vantare». Altra particolarità dell'associazione, sottolineata dal vicecomandante del Ros, Gianluca Valerio, la «capacità di non essere entrati in competizione con altri aggregati criminali che sopravvivono nel territorio, senza conflitti». Cherchi ha ricordato la «presenza ormai accertata in Veneto delle organizzazioni classiche, ndragheta e camorra, e anche delle associazioni che fanno capo agli stranieri, come i nigeriani. In questo quadro l'associazione svolgeva un'attività collaterale, senza un vero coordinamento con le altre criminalità. Ognuno aveva trovato il proprio spazio soprattutto nell'attività di commercio di sostanze stupefacenti che sta diventando la forma prima di criminalità nel Veneto».
R. Br.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci