Dopo il figlio, il matrimonio: l'operatrice sposa il profugo

Domenica 19 Novembre 2017
Dopo il figlio, il matrimonio: l'operatrice sposa il profugo
LA STORIA
CONA Un matrimonio, nella bufera di questi giorni. Sembra una storia surreale quella vissuta, ieri mattina, nel piccolo comune che conta meno di 3mila abitanti e che è arrivato a ospitare anche 1500 richiedenti asilo. Una vicenda che si staglia nella realtà difficile di queste giornate e, che in realtà esprime tutta la forza di un sì.
Si sono sposati nel municipio di Pegolotte: lei giovane italiana, operatrice nel centro profughi di Conetta, lui richiedente asilo del Mali.
I due si sono conosciuti nel centro di accoglienza e dalla loro relazione, che dura ormai da un annetto, è nata una bambina, anche lei presente al matrimonio. Una storia che, pare, non sia nemmeno un caso isolato nell'ex base militare adibita a centro di accoglienza. Perché di relazioni tra migranti e operatrici, in questi mesi, ce ne sarebbero state.
LA CERIMONIA
«Sono stato molto felice di poter suggellare l'unione di questi ragazzi afferma il sindaco di Cona Alberto Panfilio anzi spero che in futuro avvengano più spesso unioni di questo tipo. In questo caso ha vinto l'amore». I due coniugi hanno preferito vivere nell'intimità la loro unione, lontano dai riflettori. Più che per evitare le critiche dei compaesani, la scelta sembra di stile.
Riservatezza che ciascuno vorrebbe per il proprio matrimonio. Perché, in fondo, loro stanno vivendo nella normalità. A essere fuori da ogni controllo è il contesto intorno a loro. Una situazione difficile che va oltre i confini di Cona e che sta dilagando un po' ovunque.
LA REAZIONE
Per il piccolo paese si è trattato di un vero evento, ancora più forte della baraonda di questi giorni. Una ventata di aria fresca che è riuscita a mettere in secondo piano le proteste, le paure e le tensioni che, da una settimana, hanno portato Cona al centro della cronaca nazionale. «L'accoglienza dice Panfilio è anche questa. È normalità delle relazioni e non solo tensione».
Filippo Greggio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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