Divieti, varianti, contatti «Ecco perché in Veneto la curva cala così in fretta»

Venerdì 5 Febbraio 2021
L'ANALISI
VENEZIA Nell'ultimo trimestre del 2020, i contagi si sono pressoché decuplicati (dai 27.951 del 1° ottobre ai 260.228 del 1° gennaio), la situazione negli ospedali è diventata una dozzina di volte più pesante (da 266 a 3.394 malati) e i decessi si sono più che triplicati (da 2.186 a 6.646). Con l'inizio del 2021, invece, è iniziata una flessione piuttosto repentina: basti pensare che ieri sera i degenti Covid erano 1.960, il che significa che si sono quasi dimezzati nel giro di appena un mese. «L'andamento della nostra curva è inspiegabile», ha commentato il governatore Luca Zaia.
Ma gli esperti cosa dicono? «Pure noi siamo relativamente sorpresi di questa velocità e ne stiamo discutendo a vari livelli, perché le possibili cause sono diverse e non tutte perfettamente note: una combinazione di provvedimenti, comportamenti e attività, a cui potrebbero aggiungersi gli effetti di varianti e vaccini», afferma Sandro Cinquetti, past president triveneto della Società italiana di Igiene, medicina preventiva e sanità pubblica. «Le restrizioni sono state determinanti, ma non possiamo abbassare la guardia: finché i grafici non sono a zero, il fenomeno rimane latente», ammonisce Dario Gregori, responsabile dell'Unità di Biostatistica, epidemiologia e sanità pubblica dell'Università di Padova.
LA PREVISIONE
Proprio questa struttura, insieme all'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali diretta da Domenico Mantoan, ha appena lanciato la stima a 7 giorni dei ricoveri in Terapia intensiva. La previsione, osservabile nel tratto rosso qui sopra, indica una marcata prosecuzione del crollo, al punto che nell'arco di una settimana i positivi intubati potrebbero arrivare a sfiorare quota cento. «Questa è la curva che scende subito dopo quella dei ricoveri in area non critica e appena prima di quella dei decessi», spiega Gregori. «La riduzione di questi parametri è il derivato più ovvio del calo epidemico: in tutto il Veneto registriamo una casistica di infezioni molto contenuta, com'è evidente dalla contrazione degli accessi ai punti tampone da parte dei sospetti positivi e dei relativi contatti», aggiunge Cinquetti.
I FATTORI
Già, ma perché così in fretta? Cinquetti indica tre fattori di base. «Primo: i provvedimenti, di rango nazionale e regionale, dedicati all'intera collettività e alla popolazione scolastica, che hanno fatto la loro parte. Secondo: i comportamenti, che i cittadini hanno interiorizzato indipendentemente dalle restrizioni, mostrando nella maggioranza dei casi di saper rispettare le indicazioni su distanziamento, igienizzazione delle mani e mascherina. Terzo: l'attività, cioè la capacità di diagnosi e il tracciamento dei contatti, che ha tenuto botta in buona parte del Veneto, al di là di qualche momento di vacillamento verso Natale, generando un volano virtuoso; quando l'incidenza va a scendere sotto i 50 casi ogni 100.000 abitanti, i laboratori non accumulano più ritardi nella refertazione, per cui i positivi vengono individuati prima e il contact tracing funziona alla massima potenza, bloccando tutto sul nascere. Ecco, in questo penso che il Veneto abbia dimostrato abilità superiori ad altre Regioni, le quali hanno alzato bandiera bianca. Specifico veneto è anche il ruolo della sanità territoriale, con i medici di medicina generale e le Unità speciali di continuità assistenziale che hanno fornito un apporto enorme alle cure domiciliari, riducendo il pericolo di focolai. Non è poi da escludere che in quest'area siano circolate varianti significativamente importanti nei tempi di azione. Infine può darsi che la campagna vaccinale abbia dato un suo primo contributo già a gennaio in ambienti ad alto rischio come gli ospedali e le case di riposo».
Gregori però avverte: «Non è ancora finita. Come rileva la Fondazione Gimbe, l'Italia sta già riscontrato un rallentamento nella discesa, per cui dobbiamo prepararci a una nuova risalita. Siccome abbiamo imparato a notare gli effetti delle misure dopo un paio di settimane, occorre mantenere alta l'attenzione. Soprattutto in vista della stagione sciistica: ricordo che lo scorso anno è bastata una domenica di marzo per causare un disastro».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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