Disfatta a sinistra: Baretta si ferma al 29% staccato di 25 punti

Mercoledì 23 Settembre 2020
MINIMO STORICO
MESTRE Il miracolo, alla fine, non c'è stato. L'exit poll che lunedì pomeriggio aveva riaperto uno spiraglio alle chance di Pier Paolo Baretta è stato nettamente smentito dai fatti, ovvero dai voti che hanno dato al suo avversario Luigi Brugnaro la vittoria al primo turno con la maggioranza assoluta del 54,1%. Una sconfitta con poche attenuanti, per l'esponente di governo che pure aveva accettato di correre una gara che si presentava tutta in salita. E non solo perché si trattava di sfidare la potenza di fuoco e l'abilità comunicativa di Luigi Brugnaro: prima di Baretta il centrosinistra si era diviso - non è una novità - su altre candidature, da Gabriella Chiellino al rettore uscente di Ca' Foscari Michele Bugliesi.
CORSA IN SALITA
Alla fine, a pochi mesi dalle elezioni (originariamente previste a primavera) e alla vigilia del lockdown la scelta era ricaduta sul sottosegretario al Mef. Che non è stato neppure fortunato: a fine maggio, con le città appena riaperte dopo la quarantena, era caduto sulle scale di casa fratturandosi un polso. Ora Baretta - e con lui il centrosinistra, è caduto di nuovo e l'infortunio dal punto di vista politico non fa meno male: a conti fatti il Pd, un tempo egemone a Venezia, scende sotto la soglia del 20%, ben al di sotto del 38% che cinque anni fa porto Felice Casson al ballottaggio poi vinto a sorpresa da Brugnaro, in grado di recuperare in due settimane dieci punti percentuali di svantaggio. Una débacle, figlia forse dello smarrimento vissuto dai militanti dopo lo choc della sconfitta del 2015 e dall'abbandono della politica attiva da parte dello stesso Casson. E non è molto consolante che anche i partner di Governo del M5S abbiano ottenuto poco meno del 4%, portando a Ca' Farsetti una sola rappresentante, la candidata sindaca Sara Visman per la quale il risultato è «quantomeno positivo, perché ci permette di continuare con i progetti iniziati gli anni scorsi».
EFFETTO ZAIA
Baretta assicura di avere dormito bene lunedì notte, dopo avere sperato nel miracolo. E alla fine, da politico navigato, cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno. «Davanti avevamo una montagna difficilissima da scalare, in condizioni difficili, con un tempo limitato a poche settimane di vera campagna elettorale. E con risorse inarrivabili rispetto all'avversario», come sottolineato più volte da Baretta nelle ultime settimane. Il sottosegretario cerca di vedere qualche elemento positivo nell'esito delle elezioni: «I dati significativi sono che non c'è stato il plebiscito che ci si aspettava di Brugnaro, il cui suo risultato dipende molto dall'apporto di Zaia, che ha ottenuto un ottimo risultato in città, mentre la Lega di Salvini non va oltre l'11». Lo stesso exit poll di lunedì, ipotizza Baretta, non avrebbe tenuto conto dell'effetto Zaia che nei giorni scorsi aveva paertecipato con Brugnaro a un'affollata kermesse all'Arsenale.
Rispetto a cinque anni fa, prosegue, quando al ballottaggio Brugnaro aveva stravinto ovunque, tranne un paio di sezioni di Marghera, il voto «è molto articolato». «C'è una chiara prevalenza di Brugnaro e della sua lista in terraferma e una prevalenza mia e nostra in centro storico. Questo sarà motivo di riflessione». Ma il centrosinistra del candidato sconfitto dovrà riflettere anche sulla dispersione dei voti al proprio interno: alla coalizione di Baretta, che pure annoverava a proprio interno Verdi, candidati di Articolo Uno ed esponenti moderati come l'ex sindaco Ugo Bergamo, hanno voltato le spalle altre forze della sinistra. A cominciare dal gruppo dell'ex Pd Giovanni Andrea Martini, che dopo aver lanciato la propria candidatura al Pd ha preferito fare corsa a sè. Ma anche altre liste di ispirazione civica hanno finito per fare concorrenza al centrosinistra rifiutando di riconoscersi nelle sigle che da oltre mezzo secolo erano state al governo della città.
LA RIPARTENZA
Per Baretta però il risultato delle Comunali non deve andare disperso: «Questa è una città nella quale abbiamo portato un punto di partenza - dice - continueremo in consiglio con un'opposizione rigorosa e costruttiva e continueremo a lavorare nel territorio». Lui stesso, assicura, rimarrà in Consiglio comunale come punto di riferimento dell'opposizione, al contrario di quanto avvenuto a suo tempo con Casson che dopo il ballottaggio si dimise da consigliere. «Non commetteremo - conclude Baretta - l'errore di cinque anni fa». (a.fra.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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