Di Maio, errori e mosse: liste civiche e coordinatori Alle Europee solo laureati

Giovedì 14 Febbraio 2019
IL RETROSCENA
ROMA Il primo obiettivo è chiaro: cercare di dividere le sorti del governo pentastellato da quelle del M5S, potenziando con coordinatori regionali e responsabili tematici il non partito fondato da Grillo e Casaleggio. Dopo 60 ore di silenzio contestuali al ko in Abruzzo e quindi passate a «riflettere», Luigi Di Maio ricompare alla Camera per rispondere al question time.
Con abili finte, dribbla i cronisti prima di entrare in Aula, ma intanto sgancia sul blog delle stelle il post tanto atteso, quello della reazione. Il cui titolo la dice lunga: riflessioni sul futuro del M5S. Il Capo politico ammette che «ci sono alcuni problemi di fondo». E poi mette in fila, o meglio fa intravedere, una serie di svolte storiche: apre all'alleanza con liste civiche locali e, soprattutto, alla modifica dell'organizzazione nazionale e locale. «Non improvvisando come a volte accade». Altrimenti, meglio non correre, aggiunge.
Dunque per evitare di «rimanere nella nostra zona di comfort» presto arriveranno i responsabili regionali. Guai a chiamarli segretari. Il debutto con le regionali in Piemonte o, al massimo a novembre, con il voto in Emilia Romagna (terra di Max Bugani) e in Calabria. Vietato pronunciare la parola «partito». Di fatto, il vicepremier vince il braccio di ferro con Davide Casaleggio, contrario a qualsiasi forma pesante e strutturata del M5S. Al punto da far smentire martedì a Rocco Casalino, portavoce del premier, quanto poi alla fine è stato annunciato, seppur edulcorato, il giorno dopo sul blog. Chiamasi decantazione.
Di sicuro nella nuova struttura che nascerà non ci saranno pentastellati con ruoli di governo perché la marcatura sulla Lega dovrà rimanere strettissima. In molti, vedrebbero bene un ruolo più operativo e alla luce del sole per Pietro Dettori, anello di congiunzione tra Milano e Palazzo Chigi. Una sorta di braccio destro. Poi si aprirà la partita nei territori. Che di fatto andrà a sostituire i responsabili per gli enti locali che finora non hanno prodotto i risultati desiderati. L'ipotesi verrà messa ai voti, più in là, sulla piattaforma Rousseau. E sempre qui gli iscritti saranno chiamati anche a votare l'apertura alle liste civiche locali.
I POSTI CHIAVE
«Il tema dell'organizzazione nazionale e locale», citato da Di Maio, agita comunque le truppe. Non mancano pareri critici - ma sono in minoranza - sulle parole di Di Maio. «Auspico una modalità che metta a frutto le migliori competenze che Di Maio ha portato in Parlamento - dice il deputato Paolo Lattanzio -. Abbiamo parlamentari di altissimo livello che potrebbero dare un contributo maggiore. Quindi è il caso di istituire un team di supporto politico che aiuti Di Maio nelle scelte, cosa che è in linea con quanto Luigi propone». La svolta si intreccia con le nuove regole per le candidature europee. I capilista, come per i collegi uninominali delle politiche, saranno scelti dal Capo politico. Ma questa volta, per la prima volta, si darà spazio «al merito». Ovvero potranno correre per Strasburgo solo laureati e chi sa parlare inglese. La seconda parte dei paletti fissati sembra lo scambio politico con Casaleggio per avere le mani libere sull'organizzazione del Movimento. Tra i requisiti sarà necessario aver svolto attività per il MoVimento e su Rousseau.
In sede di votazione online, infatti, questi meriti, nove in tutto, saranno visibili sul profilo dei candidati. Dunque attivisti affidabili, ma preparati. Meglio se con un mandato elettivo alle spalle. Il deputato Riccardo Ricciardi attacca: «La militanza non è Rousseau ma l'attività quotidiana. Ci sono centinaia di risorse della società civile che mettono già tutto l'anno la faccia per il Movimento».
Di Maio - che per lunedì ha convocato un'assemblea congiunta dei gruppi parlamentari - prova dunque a uscire dall'angolo. Soprattutto nei rapporti, vero motivo della crisi, con la Lega. «Siamo l'unico argine a Berlusconi Ministro della giustizia o dell'economia». L'altra sera, proprio Salvini ai suoi parlamentari, ha detto: «In fin dei conti, con Luigi non mi trovo male, con Fini e Casini avevamo più problemi».
Simone Canettieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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