Di Maio attacca ancora i Benetton «Via la convenzione, tratte gratis»

Sabato 29 Giugno 2019
IL CASO
ROMA Le polveri del ponte Morandi sono si sono ancora dissolte e il ministro del Lavoro Luigi Di Maio parte all'attacco. Il crollo del viadotto, dice, «è stata una pagina tristissima della nostra storia e grazie all'abbattimento ora possiamo costruire. Ma soprattutto dobbiamo fare giustizia. Le persone sono morte perché qualcuno non ha fatto manutenzione. E quel qualcuno sono Autostrade per l'Italia della famiglia Benetton».
Il messaggio è chiaro e forte e contiene anche indicazioni pratiche. «Se vogliamo fare giustizia - ed è evidente che nelle sedi processuali ci saranno i processi e i risarcimenti danni - come Stato abbiamo il dovere di togliere le autostrade italiane a chi non ha fatto le manutenzioni. Ed è quello che porteremo avanti», afferma. E a incalzare sulla revoca della concessione interviene il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, annunciando che è in atto un'accelerazione: «Un altro importante passo avanti sarà fatto a breve con il deposito del parere da parte della commissione tecnica di supporto al mio ministero». A raffreddare il clima di surriscaldata polemica interviene il premier Giuseppe Conte, spiegando che c'è tutto il tempo per agire con ponderatezza. È «il dossier concessione è aperto da tempo», rileva, «ad Atlantia abbiamo mosso le nostre contestazioni e per poter garantire la massima trasparenza abbiamo costituito presso il Mit una commissione di esperti che sta completando il suo lavoro, all'esito di questo parere il governo si assumerà le sue responsabilità». Anche il vicepremier Matteo Salvini prende le distanze: «Non ho mai incontrato nella vita un Benetton, non ho simpatia e non tifo per Tizio e per Caio, mi interessa che siano messi in sicurezza i posti di lavoro. Un conto è il lavoro degli avvocati e dei giudici, chi ha sbagliato paga; di mezzo non ci devono andare però i lavoratori e questo riguarda tutte le vicende industriali». La replica di Autostrade per l'Italia è nei fatti: il consiglio d'amministrazione ha deciso di bloccare fino al 15 settembre l'aumento dei pedaggi, che sarebbe scattato il primo luglio, prolungando così la sospensione degli adeguamenti tariffari già stabilita lo scorso primo gennaio. «L'obiettivo è favorire gli spostamenti degli italiani verso le mete di vacanza», spiega la società, ricordando al Mit «la necessità di giungere, entro la prima metà del mese di settembre 2019, a soluzioni condivise in relazione ai programmi d'investimento futuri e a quelli in corso, in primis la Gronda di Genova, il passante di Bologna e altri importanti investimenti riguardanti l'ampliamento di tratte autostradali di accesso alle aree metropolitane».
IL GELO
L'appuntamento è servito anche a misurare la temperatura tra i due vicepremier, Di Maio e Salvini. «Sembravano separati in casa», raccontano i colonnelli della Lega. «Si sono salutati in pubblico, ma niente di più», raccontano i rispettivi staff quasi a delineare una distanza che al momento non appare colmabile, viste le divisioni nette sui dossier industriali che aspettano di essere risolti. Dal Carroccio fanno notare che «sull'Ilva rischiamo la gente per strada che ci viene a cercare con i forconi». Il M5S insiste sul fatto di aver trovato una «soluzione» che sarà portata a luglio al tavolo delle trattative.
Rimangono poi ancora i nodi su Autostrade e Alitalia. Di Maio vuole è pronto a giocarsi la carta del populismo contro i Benetton «poi vediamo Matteo come farà a dire no alla revoca dopo quello è successo e in prossimità dell'anniversario del crollo». I leghisti frenano: «Serve la responsabilità e tra l'altro c'è ancora un'inchiesta in corso». La divisione dunque sembra totale. E su tutto. Salvini si aspetta segnali da Di Maio: il primo potrebbe arrivare già mercoledì sull'Autonomia.
S. Can.
C. Gu.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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